DA LUPI A DELRIO PROVE DI VIRTUOSISMO PER “UN MINISTRO QUALUNQUE”
I rituali dell’immagine e della propaganda politica sono ormai un po’ stanchi e ritriti. In occasione dell’insediamento del nuovo Ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, se n’è avuta prova.
I media hanno riportato quasi solo dichiarazioni al cloroformio per mettere in secondo piano le cause del subentro dell’ex Sottosegretario alla presidenza del consiglio a Maurizio Lupi e sopire la notizia vera, cioè la conferma della “struttura di missione” che sovraintende alle grandi opere, cioè la centrale di appalti coinvolta nell’inchiesta giudiziaria che ha terremotato il Ministero.
Ma, la vera protagonista mediatica del gran giorno di Delrio è stata lei: la bicicletta. Giornali e televisioni si sono affannati a dare conto degli spostamenti del neo Ministro per le strade di Roma, inquadrandolo e riprendendolo in sella alla bici, pedalando alacre e veloce. E foto, immagini e tweet si sono succeduti nel corso di tutta la giornata, per mostrare la pedalata da passista del nuovo titolare delle Infrastrutture. Poco c’è mancato che qualcuno scrivesse che Delrio mentre dava sapiente maestria nell’uso del velocipede, idealmente prendeva il testimone da Paolini, trionfatore pochi giorni prima alla Gand-Wevelgen.
La Panda grigia, la Smart, la bicicletta. La comunicazione politica non riesce a fare a meno di fornire simboli semplici, teoricamente capaci di colpire l’immaginario collettivo. Un Ministro che va in bici, invece che in auto blu, è un Ministro virtuoso, che non spreca denaro pubblico e si mette alla pari dell’uomo qualunque.
Nessuno riflette sulla circostanza che, abbandonata la pedalata a beneficio di fotografi e cineoperatori, il Ministro non potrà che spostarsi ordinariamente con auto ed ogni altro mezzo di servizio, elicotteri ed aerei di Stato quando serve. Perché un Ministro non è uno come gli altri. E’ una persona alla quale è affidato il Governo di un Paese, un’altissima responsabilità. E può e deve utilizzare le dotazioni necessarie per i continui spostamenti cui è chiamato. Non è uno come gli altri, perché gli altri che vanno al lavoro in bici non lo ostentano e non hanno il codazzo di fotografi a riprenderli. E gli altri lo fanno ogni giorno, giorno per giorno: per problemi di traffico, assenza di parcheggi, necessitò di timbrare per tempo il cartellino, talvolta anche perché non possono permettersi l’acquisto o la spesa di gestione di una vettura.
Un Ministro non è come ogni altro cittadino perché se usa la bicicletta non è certo allo scopo di fare fronte alle esigenze del cittadino medio.
Sarebbe fondamentale che imparassimo, allora, a misurare un Ministro per le decisioni che assume, i risultati che ottiene, le capacità espresse. La bicicletta, nobilissimo mezzo di locomozione, non è un simbolo, né un merito. E’ solo un dettaglio.