UN REFERENDUM DI PARTE NON CONFERMA LA RIFORMA COSTITUZIONALE.
Da una parte Renzi che fa del referendum confermativo sulla riforma costituzionale una sorta di legittimazione della sua permanenza al governo,dall’altra i cattolici che, indignati per l’approvazione della legge sulle unioni civili, minacciano di votare no al referendum che diventa tra l’altro anche un momento di espressione della conflittualità tra magistratura e politica. Marchini candidato sindaco a Roma fa campagna elettorale dicendo che non celebrerà “matrimoni gay” mentre Salvini invita i sindaci della Lega a fare l’obiezione di coscienza. E c’è anche chi come De Magistris che inveisce pesantemente e volgarmente in pubblico comizio contro il presidente del Consiglio prescindendo dai reciproci ruoli . Potremmo continuare ad elencare episodi che configurano ormai la deriva istituzionale del nostro paese. Leggi di riforma costituzionale approvate a maggioranza da parlamentari nominati che rispondono ai leader del loro partito, pena una non ricandidatura alle prossime elezioni,finiscono inevitabilmente per aumentare le spaccature politiche anche quando si tratta di definire le regole generali a cui deve ispirarsi un sistema democratico. Tutto ciò forse è espressione di quel ” pensiero breve” che preoccupa Prodi. Il fare tanto per fare in fretta non può certo essere la soluzione. Il pensiero non deve essere breve ma profondo , mentre l’azione deve essere rapida e incisiva.Ma noi viviamo in un paese dove la disomogeneità non è solo territoriale ma anche culturale e trovare quella “quadra” a cui spesso faceva riferimento l’ex leader leghista Bossi, non è mai stato facile e forse non lo sarà mai. Abbiamo una costituzione che è stato frutto di un grande lavoro di compromesso tra i padri costituenti , costruita nelle difficoltà delle tante peculiarità emergenti che certamente non deve essere considerata immutabile.Si può cambiare ma con rigore e autorevolezza sapendo che non si tratta di approvare una semplice legge ma di definire i cardini del nostro sistema democratico. Non può quindi essere affrontata in base a maggioranze di governo che sono temporanee, nè tantomeno ci si può giustificare che poi c’è un referendum confermativo se questo poi viene vanificato dalla politica e ricondotto ad interessi di parte. Forse una assemblea costituente, qualificata e rappresentativa potrebbe essere la risposta. Nei confronti della Costituzione non può prevalere la disinvoltura. L’alternativa al non fare non può essere il far male.