UBER ALLES ! L’EUROPA NEL SEGNO DELLA GERMANIA,
La vicenda della Grecia con la conclusione dell’accordo che (probabilmente solo per ora) consente di evitarne l’uscita dall’Euro chiarisce esattamente cosa sia l’Europa sul piano politico e finanziario. Anzi, cosa non sia l’Europa.
L’Europa non è affatto un’unione solidale nella quale i Paesi concordano strategie comuni per crescita, competitività e ricchezza. Non è nemmeno un insieme di Paesi capaci di comprendere che con popoli e Nazioni il comportamento dei creditori rispetto ai debitori dovrebbe essere diverso rispetto a quello che caratterizza debitori privati, e dunque caratterizzato dalla capacità di addossare all’Unione parte degli oneri derivanti dalla situazione di crisi finanziaria di una propria parte.
L’Europa, semplicemente non è. E se è, essa è esclusivamente la Germania. Le trattative e gli obiettivi di queste settimane e, soprattutto, ultime ore è evidentissimo siano state condotte esclusivamente dalla Germania, con le istituzioni europee, infittite da Paesi vassalli della Germania e completamente dipendenti dalla sua economia, a fare da controcanto sempre dopo e mai prima della presa di posizione ufficiale tedesca.
Tutto si è giocato nel ruolo di mediazione tra le posizioni teatralmente estreme ed economicamente insostenibili del Ministro delle finanze tedesco Schaeuble e la sua idea provocatoria dell’uscita della Grecia dall’Euro per 5 anni (ma, poi, se il piano avesse funzionato, perchè la Grecia sarebbe dovuta rientrare e chi l’avrebbe potuta costringere?), e le posizioni meno estreme della cancelliera Merkel.
Alla fine, il risultato è chiaramente una sorta di pugno di ferro teutonico di stampo politico, una punizione esemplare nei confronti di un Paese che ha provato ad uscire dalla stretta paralizzante di istituzioni europee e credo economici etero dirette solo dalla Germania e funzionali solo alla crescita economica di quel Paese, a scapito di tutti gli altri.
Infatti, il risultato finale è l’attivazione del Fondo salva Stati per circa 85 miliardi (cifra che con un’emissione di euro bond si sarebbe potuta raccogliere semplicissimamente già anni addietro) da prestare alla Grecia, con la novità clamorosa di un vero e proprio sequestro preventivo di asset (capitali, beni, società pubblici) greci per circa 52 miliardi, a garanzia dei creditori.
Una vera e propria espropriazione di beni pubblici nazionali greci, come nemmeno mai un bottino di una guerra sanguinosa avrebbe causato. Al quale si aggiungono le solite misure draconiane sul piano economico, imposte a tempi di record sotto la tutela della Troika: aumenti dell’Iva diffusi, un nuovo codice di procedura civile per snellire i processi, aiuti alle banche, allungamento dell’età pensionabile.
E dietro a tutto questo l’elaborazione di un piano, sempre a guida tedesca, per estromettere Tsipras dalla guida del Paese e porre al capo una sorta di “commissario”, noto per entrature molto profonde con la finanza internazionale come il capo del partito “moderato” Potami, Theodorakis.
Dunque, misure forzate su pensioni, lavoro, Iva, processi civili e l’ipotesi di un condizionamento esterno per modificare la maggioranza espressa dalle elezioni in Grecia.
Tutto suona come sinistramente noto, almeno in Italia, se si ricorda quanto è successo nel 2011. Tutto appare come una strategia di dominio molto chiara, che con l’Europa unita ha poco a che vedere ed invece molto riporta ad un’Europa sotto il tacco e lo sperone della Germani