SENZA CONCORSO L’ASSUNZIONE DI FIDANZATE E PARENTI E’ INOPPORTUNA.
Un presidente della regione che assume direttamente, senza concorso, la propria fidanzata come addetto stampa.
Michele Emiliano rivendica la scelta per due ragioni: meritocratiche, in quanto considera che la prescelta sia bravissima e nessuno ha da dubitarne; di par condicio, perché, ha sostenuto Emiliano sui media, se per un verso parentela, coniugio, affinità ed amicizia tra politici e persone da loro assunte possono essere considerate una deviazione, per altro verso chi risulti parente, amico, marito, convivente, affine ad un politico, ma è bravo, non può subire una discriminazione al contrario.
Sono sufficienti queste argomentazioni? Sul piano strettamente socio-filosofico potrebbero certamente avanzarsi teorie differenziate. Le ragioni di Emiliano potrebbero essere ritenute da molti condivisibili, mentre altri, con ragionamenti completamente speculari, potrebbero sostenere il contrario.
La differenza, in uno Stato di diritto, dovrebbe risiedere appunto nel diritto, nell’ordinamento. Le questioni socio-morali o di opportunità (sul piano dell’opportunità sicuramente la scelta di Emiliano appare poco avveduta) se restano solo su un piano di dialettica polemica non trovano mai soluzione. L’ordinamento giuridico, le leggi servono per fissare delle regole, anche allo scopo di chiudere qualsiasi dubbio amletico di tipo etico.
Allora, andando a guardare le leggi vigenti, appare proprio che la scelta del presidente della regione Puglia sia da considerare non solo inopportuna, ma certamente sbagliata.
Basta riferirsi alla normativa anticorruzione. Il “codice etico” contenuto nel dpr 62/2013 impone l’obbligo di astensione dall’espletamento di qualsiasi attività “in situazioni di conflitto,anche potenziale, di interessi con interessi personali, del coniuge, di conviventi, di parenti, di affini entro il secondo grado. Il conflitto può riguardare interessi di qualsiasi natura, anche non patrimoniali”.
Non solo. Il piano nazionale anticorruzione individua proprio nelle assunzioni di personale, settore nel quale il clientelismo o familismo può essere un evidente elemento di inquinamento del sistema, un punto di particolare delicatezza, imponendo misure volte ad evitare il reclutamento “nepotistico”.
Si può obiettare che il citato “codice etico” è rivolto solo ai dipendenti pubblici e non agli organi di politici. Questo, infatti, è la gravissima lacuna della normativa anticorruzione, la quale ha previsto sanzioni di natura amministrativa e non penale solo nei confronti dei lavoratori pubblici, ma non dei politici.
Dunque, sul piano strettamente giuridico, Michele Emiliano non ha violato alcuna norma. Tuttavia, nel momento in cui la sua addetta stampa viene assunta, è ella, in quanto dipendente pubblico, che vìola il codice etico.
Sicchè, sul piano normativo l’assunzione dell’addetta stampa da parte del presidente della regione Puglia appare oggettivamente censurabile.
Il caso, in ogni caso piuttosto spiacevole sul piano etico, dimostra che lasciare briglia completamente sciolta alla politica sulle assunzioni porta quasi inevitabilmente ad assunzioni inopportune, discutibili quando non smaccatamente contrarie a legge.
Sarà anche corretto e giusto non discriminare chi di un politico sia parente, coniuge, fidanzato, amico. Certo è che tutti i possibili aspiranti al posto di addetto stampa della regione Puglia sono stati a loro volta fortemente discriminati.
A ben vedere, il sistema per evitare situazioni poco simpatiche come quella ingenerata dal presidente della regione Puglia ci sarebbe: rispettare la Costituzione e il suo articolo 97, che impone alle amministrazioni pubbliche di agire garantendo parità di trattamento e non discriminazione e di effettuare le assunzioni mediante concorso.
Certo, le prove selettive non potranno mai essere il metodo perfetto ed infallibile di selezionare sempre e solo i più meritevoli. Ma, costituiscono (se non a loro volta inquinate da conflitti di interesse ed atti corruttivi) esattamente lo strumento per mettere in parità di condizioni tanto l’amico-parente-coniuge-amico del politico, quanto il perfetto sconosciuto e di competere tra loro.
Il fatto è che troppe norme consentono alla politica di derogare alla logica della Costituzione. Il risultato è dover accettare che in varia misura la politica, in modo più o meno elegante o invasivo, dia corso a forme variegate di parentopoli.