POLITICI INDAGATI ? TRA I PARTITI PREVALE LA DOPPIA MORALE.
Dopo che anche il sindaco di Parma è finito sul registro degli indagati, il gioco appare ormai abbastanza scoperto. Al di là delle indagini su sindaci ed amministratori avviate autonomamente dalle Procure per sospetti di reato, ormai Pd e M5S hanno adottato la tattica di presentare sempre e comunque esposti contro i rappresentanti del partito avversario, con l’obiettivo di ottenere l’emanazione dell’avviso di garanzia. Che, puntualmente, attiva, come nel caso di Parma. E, forse, anche per il caso di Livorno.
Per un verso, i pentastellati hanno certamente elevato eccessivamente i toni contro qualsiasi azione giudiziaria nei riguardi di qualsiasi politico o amministratore del Pd, invocando in modo giacobino sempre e comunque le dimissioni, a prescindere sia dalla natura garantista e non accusatoria dell’avviso di garanzia e, spesso, dall’opportunità e dalla valutazione del caso concreto.
Per altro verso, il Pd, alla luce dell’incremento statistico di casi nei quali anche amministratori locali di M5S sono coinvolti da avvisi di garanzia, possono rinfacciare al M5S la “doppia morale”.
E’ difficile, del resto, per chi pensa che la politica e l’amministrazione siano una semplice contrapposizione delle categorie del tutto o bianco o tutto nero, giustificare la prudenza nei casi di Livorno e Parma, dovuta alla necessità di “vedere le carte” o di considerare l’avviso di garanzia come “atto dovuto”. Al netto del fatto che per il PM l’avviso di garanzia è, ovviamente, sempre atto dovuto, laddove ritenga di dover aprire un’indagine che riguardi il destinatario dell’avviso.
E’, viceversa, facile per tutti gli avversari evidenziare che chi ha perso la verginità nell’amministrare non può permettersi il lusso di continuare ad ergersi come soggetto dotato di etica e morale superiore, quasi fossero queste le sole ed uniche qualità necessarie per amministrare bene.
Nel contempo, questo tipo di contrasti passa dalla disputa politica anche alla contrapposizione tra politica e magistratura, perché chiunque, ormai, sospetta che i PM agiscano “a comando” o, comunque, allo scopo di danneggiare questo o quel partito, ma sempre e comunque il Governo, in virtù di una pretesa a sostituirsi alla politica al governo del Paese.
Una situazione dalla quale è difficile, adesso, uscire. Se non si può, come in effetti non appare immaginabile, prevedere l’automatismo della decadenza da cariche politiche a causa della ricezione di avvisi di garanzia, l’unica strada è quella dell’autoregolamentazione dei partiti. Ma, trattandosi di valutazioni autonome, nessuno può ingerirsi nelle scelte di volta in volta adottate sull’opportunità di espellere un esponente ritenuto comunque non più degno, o di spingerlo verso le dimissioni.
Il fatto davvero grave è che queste baruffe finiscono, poi, per distrarre dal merito delle questioni, che, sostanzialmente, dovrebbe consistere in una valutazione legata alla capacità di amministrare bene o male, di conseguire risultati utili o no. E tutto, invece, finisce nella zuffa continua e nella personalizzazione del conflitto, travolgendo perfino una cosa importantissima e delicatissima come la Costituzione e la sua riforma, che non sarà analizzata nel merito, ma solo a forza di insulti e colpi bassi, inducendo a votare al referendum solo con la pancia e sulla base di preconcetti instillati da chi griderà più e meglio dell’altro.