PD: PREZZO DIMEZZATO. CON EXPO LA POLITICA FA OUTLET
La vendita di biglietti dell’Expo scontati del 50% per chi si tessera al Pd è una trovata di marketing perfettamente degna del nuovo corso della politica italiana.
La politica, in effetti, è certamente marketing e sempre più utilizza strumenti e linguaggi propri della pubblicità.
Lo slogan ripetuto più e più volte, come “bianco che più bianco non si può” è uno strumento ormai noto e sublimato adesso nell’hashtag di Twitter. Il jingle, la musichetta di accompagnamento che associa melodia a prodotto: l’inno di Forza Italia ne è un esempio clamorosamente perfetto.
Mancava, in effetti, il prendi 2, paghi 1. Adesso, la mossa del Pd milanese lo lancia nell’agone della pubblicità-politica.
Che un partito trovi ogni possibile mossa per “vendere il prodotto” è perfettamente lecito e va benissimo. Il Pd milanese fa sapere, per altro, di essere stato accreditato da Expo come rivenditore ufficiale autorizzato. Ottima mossa.
Certo, se qualcuno che fosse stato, per esempio, presidente di una grande squadra di calcio italiana, vincitrice a ripetizione di campionati italiani e coppe internazionali, e, ma solo per esempio, fosse anche stato leader di un partito e magari premier, avesse abbinato abbonamenti alla squadra col tesseramento al partito, sarebbe probabilmente successo un polverone. Pur rimanendo il tutto nella scia del marketing e della vendita.
Non manca, tuttavia, un retrogusto un po’ meno gradevole. La politica è anche marketing. Ma, se si riduce solo a televendita, corre il rischio di lasciarsi prendere dall’idea che la fiction pubblicitaria prevalga sulla realtà. Per essere portata a ragionare solo sulla verità degli slogan e non su quella dei fatti. Il pericolo è trovarsi ad aver dimostrato che “le tasse di abbassano” in quanto “test clinici lo dimostrano” o similari argomentazioni.
L’altro aspetto che non convince molto dell’operazione Pd-Expo è la circostanza che l’Expo, per quanto iniziativa commerciale e con interventi di capitali anche privati, è, tuttavia, pubblico. La gestione di Expo è di una serie di società partecipate da Stato ed enti locali. Era, forse, opportuno chiedersi se era proprio il caso di scegliere un partito politico (qualunque fosse) come rivenditore ufficiale autorizzato, visto che questo rischia comunque di connotare partiticamente l’azione di un ente pubblico che, come tale, dovrebbe agire e dimostrare di farlo non per un interesse di parte (dunque, partitico), ma generale.
Non si arriverà certo, domani, ad accordi tra sezioni di partiti e uffici comunali per avere anche in quel caso il “paghi 1, prendi 2”: “vuoi un permesso in metà tempo? L’abbattimento della mensa scolastica? Il 50% di sconto sul servizio domiciliare: tesserati, avrai questi sconti con tanti vantaggi in più. E al sabato!”