La retorica viaggia in elicottero
Osserviamo il primo fotogramma: Renzi che scende dal treno a Roma, per recarsi a Palazzo Chigi. Adesso, guardiamo il secondo fotogramma: Renzi che scende dall’elicottero in un aeroporto militare e, preso dalla scorta, viene accompagnato a Palazzo Chigi.
Inutile girarci intorno: dei due fotogrammi l’unico credibile (non il più credibile) è il secondo. E’ evidente che un Presidente del Consiglio dei ministri, nello svolgimento delle proprie funzioni, che avviene 24 ore al giorno, non può non utilizzare i mezzi di trasporto previsti e necessari per garantire puntualità nei suoi molteplici spostamenti: dall’elicottero all’aereo, all’auto blu, con ovviamente tanto di servizio di scorta.
Del resto, è proprio difficile immaginare la segreteria del premier pregare un interlocutore di aspettare Renzi in una sala di Palazzo Chigi, a causa del ritardo di Trenitalia (“ci scusiamo”) o dell’imprevisto (ma prevedibilissimo) ingorgo sul raccordo anulare.
Una carica pubblica amministrativa deve a più riprese spostarsi per i più svariati impegni. E’ assolutamente normale che l’apparato amministrativo sia dotato, dunque, di mezzi e protocolli operativi necessari per garantire puntualità, rapidità e sicurezza di questi spostamenti, specie se l’autorità interessata governa un Paese e, dunque, può e deve trovarsi nel corso della stessa giornata in molti punti e città del territorio.
Allora, sull’utilizzo dell’elicottero emerso nei giorni scorsi non c’è proprio nulla da dire?
Sì. Qualche considerazione, fatta la premessa, occorre necessariamente esprimerla.
Se il volo in elicottero di Renzi ha suscitato alcune polemiche, molte delle quali sicuramente pretestuose, non si può non prendere atto che la causa di ciò è lo stesso Renzi, ma, diremmo, un comune sentire populista, affermatosi in Italia ormai da anni, tale da distrarre dalle questioni realmente importanti e concentrarsi su eventi che indispettiscono, ma restano sostanzialmente isolati e fine a se stessi, come l’argomento principe dei “costi della politica”.
E’ perfettamente chiaro che appannaggi anche sostanziosi, dotazioni di mezzi, uomini e patrimoni, per le cariche pubbliche chiamate ad amministrarci, servono a compensare l’alto incarico cui sono chiamati, evitare le “tentazioni del potere”, fornire strumenti di lavoro indispensabili.
Il problema non è l’ammontare delle indennità di carica o dei mezzi che utilizzano per i loro spostamenti, ma la qualità delle decisioni, delle leggi, del modo di amministrare. Non è con un volo di elicottero in meno o con poche decine di auto blu vendute su e-bay che si amministra bene un Paese, una regione o un comune, né si esce dalla crisi.
La retorica, invece, dell’aggressione ai “costi della politica” è la causa di una morbosa attenzione al mezzo di trasporto utilizzato dalle cariche pubbliche, a prescindere da come amministrano.
Purtroppo, tale retorica è alimentata da troppo tempo da una stampa che produce inchieste “facili” e come tali immediatamente digerite dalla pancia della gente, a sua volta alimentando la finta retorica politica, che attraverso simulate lotte ai costi della politica distrae e pensa di emendarsi dalle responsabilità reali derivanti dall’efficacia della propria attività di governo.
Renzi per primo, attraverso appunto i servizi fotografici che lo hanno ritratto in bicicletta o scendere dal Freccia Rossa, ha contribuito a questa retorica improduttiva, alla pari di tante forze politiche e di stampa da rotocalco.
Indirettamente, anche il Presidente della Repubblica Mattarella è entrato in questo meccanismo propagandistico, attraverso i suoi spostamenti su voli di linea o in treno o in tram (e non vorremmo essere stati nei panni dei cittadini presenti in quei mezzi di trasporto, considerando che il loro viaggio non potrà non essere stato pesantemente condizionato).
Sarebbe il caso di chiudere con questa attenzione tutt’altro che utile verso i dettagli. Da anni impera la lotta alle auto blu: costano, autisti compresi, poco meno di 1 miliardo su una spesa pubblica totale di 827 miliardi (dato 2014), cioè lo 0,12%.
Finchè ci si concentra su questioni che valgono lo 0,12%, si trascura la restante parte, cioè il 99,88% dei veri problemi.