INTERFERENZE USA SU REFERENDUM 5STELLE IN CRISI DI MAIO SCIVOLA SU PINOCHET
di Gianni Manzo
Che l’ambasciatore americano John Phillips intervenga per dire che la vittoria del no al referendum costituzionale non sarebbe senza conseguenze deve essere considerata una intrusione intollerabile. Il presidente Renzi da uomo di stato dovrebbe chiedere le scuse immediate, ma si sa lui è proprio quello più interessato alla vittoria del si. A questo poi si aggiunge che l’ agenzia di raiting Fitch minaccia pure il rischio declassamento dell’Italia allora tutto diventa veramente paradossale. A questo punto la Costituzione facciamola scrivere direttamente a loro. Si tratta di episodi che rivelano la mediocrità della classe politica attuale incapace di assumere atteggiamenti autorevoli e che si perde nei meandri dei piccoli interessi di bottega. Abbiamo perso il senso dello Stato. Questo vale per i partiti di governo e per quelli di opposizione specialmente per quello che è stato appena chiamato ad amministrare la capitale d’Italia. L’indecisione, il dilettantismo, le lotte interne di un movimento che appena conquistato il potere dimostra l’eterogeneità di un aggregato di persone trovatisi insieme sulla base di una protesta, di un generico vaffanculo. Si è sempre saputo che amministrare Roma non è una passeggiata e si sapeva che i 5 Stelle avrebbero vinto le elezioni. Avrebbero potuto prepararsi. Invece hanno blindato le azioni della sindaca al controllo di un direttorio tra l’altro sconfessato adesso dai vertici del movimento. La triade Di Maio, Di Battista, Fico dimostra che dietro una apparente armonia la competizione è intensa. Di Maio che veniva indicato come il nuovo presidente del consiglio in pectore è scivolato e la sua stella ormai è cadente. Passi per la mancata trasparenza per la quale ha poi chiesto scusa,passi per gli errori sull’uso del congiuntivo,passi per gli errori di geografia politica dicendo che Pinochet era il presidente del Venezuela, ma dire che Renzi è come il dittatore cileno beh questa è forte significa che ormai la competizione è solo rissa a colpi di slogan.