CINESI AL VOTO PER LE PRIMARIE DEL PD
A Milano, per Sala (ma non solo), un grandissimo successo di pubblico straniero.
Purtroppo, però, non si parla dell’Expo, kermesse diretta dal commissario ora candidato sindaco, bensì delle primarie del Pd.
Come avvenuto già in altre parti d’Italia, Campania e Liguria in particolare, al voto per le primarie del partito che ha la maggioranza in Parlamento si sono materializzati dal nulla tantissimi cittadini cinesi. Persone degnissime, ci mancherebbe, solamente di solito abbastanza restie a partecipare alla vita sociale delle città in cui vivono.
La comunità cinese è estremamente laboriosa e seria, ma se una cosa la caratterizza è quella di essere ermeticamente chiusa in se stessa: vive nelle città, ma come un’enclave, una realtà a sé, che partecipa assai poco alle decisioni comuni, pur essendo prontissima a dire la sua sulle iniziative commerciali.
Si vede che le primarie del Pd risvegliano nella comunità cinese un sottofondo di solito nascosto di voglia di partecipazione politica.
Questa, sarebbe la migliore delle ipotesi. La peggiore, quella che attanaglia e preoccupa, è che le primarie siano, invece, nulla più che un immenso gioco falsamente democratico e rappresentativo, al quale partecipano persone spinte da motivi piuttosto distanti dalla consapevolezza di scelte politiche.
Del resto, primarie aperte a tutti gli schieramenti, senza, dunque, regole precise di definizione del “corpo elettorale” si prestano perfettamente a giochi di potere e “tessere”. Se il “porcellum” prima e l’ “italicum” domani lasciano nelle mani dei segretari di partito la decisione di chi cooptare nelle liste bloccate, eliminando il potere degli elettori di scegliere il candidato da eleggere, le primarie, così organizzate, risuscitano in modo ancora più torbido i sistemi dei “signori delle tessere”. Chiunque sia in grado di dimostrare la capacità di spingere al voto i cittadini e di incidere in modo significativo sulla candidatura, potrà vantarsi come “king maker”. E, soprattutto se il suo intervento non sia causato da pura passione politica, “passare all’incasso”: prima o poi.
Evocate come sistema democratico e popolare, quasi un lavacro del vulnus alla rappresentanza inferto dall’italicum, le primarie si stanno rivelando sempre più uno strumento che col libero voto e la partecipazione consapevole non hanno proprio nulla a che vedere. Mentre suscitano parecchi dubbi sugli accordi sotterranei che inevitabilmente, così gestite, vengono presi tra chi chiede, senza troppi scrupoli, il voto e chi lo offre, anche avvalendosi di comunità di cittadini per solito molto lontane dalla politica, ma molto attente agli affari.