CAMPANIA BLOCCATA L’ULTIMA PAROLA SPETTA AL GIUDICE.NON LO SI POTEVA FARE PRIMA?
Istituzioni alla paralisi a causa della sfida alle leggi ed al buon senso. La regione Campania è da giorni bloccata, nell’impossibilità non solo di insediare il presidente e costituire la giunta, ma perfino di tenere il primo consiglio post elezioni.
Non si muove una carta, non si adotta una decisione. Ogni atto, infatti, una volta sospeso il presidente De Luca potrebbe essere nullo e da esso potrebbero derivare danni erariali e anche problemi di natura penale, poiché l’insidia dell’abuso d’ufficio è dietro l’angolo.
La vicende della Campania è emblematica di un sistema politico ed istituzionale vicino al collasso. Non si tratta, qui, di prendere posizione pro o contro De Luca, che sta difendendo le sue prerogative e la propria posizione personale utilizzando metodi comunque messigli a disposizione dalla legge.
C’è, tuttavia, una questione paradossale. Come è noto, per mesi si è sfogliata la margherita in merito alla questione se il presidente sospeso della regione Campania fosse candidabile o meno, nonostante la legge Severino (criticabile e migliorabile quanto si vuole, ma legge vigente ed operante) fosse molto chiara nell’imporne la sospensione, inevitabilmente giunta.
Alcuni interpreti della complicata situazione giuridica verificatasi, tra i quali si è ascritto anche il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, hanno ritenuto che la legge Severino avesse dei vuoti, tali da consentirne comunque applicazioni “estensive”, tali da permettere al neo presidente regionale eletto di insediarsi e nominare la giunta col vice presidente che la reggesse al suo posto, nelle more della sospensione e dei ricorsi giurisdizionali contro la sospensione stessa. Tali interpretazioni “larghe” sono state giustificate con la necessità di non conculcare gli effetti del voto degli elettori, impedendo alla regione di funzionale e costringendo ad un’eventuale nuova votazione.
I fatti stanno dimostrando, questo il paradosso, che proprio il tentativo, per quanto legittimo, del neo presidente della regione di far valere le proprie ragioni contro gli effetti della legge Severino stanno causando esattamente la paralisi regionale che i sostenitori della legittimità dell’insediamento del governatore e del funzionamento della giunta, prima ancora della sospensione, ritenevano dovesse essere scongiurata.
La realtà sotto gli occhi di tutti è, però, evidente. E’ probabile che la legge Severino, come molte altre, purtroppo, sia scritta male e abbia molteplici lacune da coprire, per migliorarla e renderla comprensibile e meglio applicabile.
Non era, tuttavia, proprio il caso di provare a “fare il tagliando” alla legge Severino con un’applicazione pratica, l’elezione problematica del neo presidente della regione Campania, che sta comportando un cortocircuito istituzionale molto chiaro. Che, per altro, darà per l’ennesima volta ai giudici il potere di stabilire se un organo politico abbia la possibilità di insediarsi e governare.
Non pare sia questo il modo di risolvere l’ormai trentennale questione della supplenza della magistratura nei confronti del primato della politica. Nel caso di specie, sembra evidente che la politica abbia inteso rinunciare al proprio primato, per risolvere per via giudiziaria la questione della eleggibilità e candidabilità di un presidente della regione nel corpo vivo del funzionamento di un’istituzione.
Era chiaro che tutto ciò andava fatto prima, molto prima. O attraverso un’azione grave, ma responsabile, del Pd volta a dirottare le legittime ambizioni del proprio esponente verso altre cariche per evitare la situazione in atto, oppure con un “tagliando” molto veloce alla Severino. Che, però, avrebbe saputo troppo di “legge ad personam” una volta data per scontata la candidatura di De Luca.
Incertezze, esitazioni e forse anche sottovalutazioni del problema adesso consegnano una regione grande ed importante dell’Italia all’incertezza ed alle carte bollate.