ASSOLTO MARINO LE SUE ERANO CENE DI RAPPRESENTANZA ISTITUZIONALE
di Luigi Oliveri
Ignazio Marino assolto nel processo per le spese delle cene di rappresentanza significa molte cose.
Una città, Roma, la capitale d’Italia, è stata privata di un sindaco eletto dai cittadini, perché massacrato dal suo stesso partito, che tollera, invece, altri amministratori indagati per fatti molto più gravi, compresi 4 sottosegretari del Governo.
Il partito ha lapidato il suo sindaco, aprendo così la stura alla sequenza di fatti che ha portato a rinunciare alle Olimpiadi, che, pure, il premier-segretario del medesimo partito voleva tenere a Roma, e sulle quali Ignazio Marino si era impegnato. Non era meglio, forse, pensarci un po’, prima di sfiduciare il sindaco da un notaio e non nella sede della politica, e cioè il consiglio?
Marino era, come ovvio, innocente. E’ vero che l’azione penale è obbligatoria, ma, tuttavia, vale davvero la pena di chiedersi se sia il caso di impegnare le energie investigative e giudiziarie per un sindaco che impiega denari del comune in cene di rappresentanza. Cosa ci si aspetta, da un sindaco di una capitale nella quale convergono tutti i rappresentanti delle istituzioni mondiali? Che il sindaco li riceva per strada, invitandoli a mangiare supplì e focacce? Insomma, fare gli straccioni?
La vicenda del sindaco Marino, ancora, svela quanto ipocrita ma, soprattutto, inutile, sia la tiritera degli “scontrini”. Inchieste giornalistiche dal facile consenso e movimenti politici di nuovo conio hanno fatto davvero credere che con 10.000 “auto blu” in meno e l’attenzione spasmodica per fatture e scontrini possa essere utile per risanare i conti pubblici. Il risultato è stato una caccia all’uomo, che ha portato a Roma a quanto è successo. Una riconsiderazione seria di cosa significa amministrare e sull’inevitabilità di voci di spesa come quelle di rappresentanza, specie per una capitale come Roma, sarebbe necessaria, per uscire dall’ipocrisia e cercare di dedicare energie politiche, amministrative, giornalistiche e giudiziarie a cose molto, ma molto più serie.