A COLPI DI REFERENDUM QUANDO L’ASTENSIONE LEGITTIMA UNA NON ELEZIONE
Che il referendum sulle “trivelle” non potesse raggiungere il quorum era risaputo e facilmente preventivabile. Negli ultimi 25 anni nessun referendum abrogativo ha raggiunto il quorum, con la sola eccezione di quello noto come referendum sull’acqua pubblica.
Particolare non trascurabile, però, in quel caso il referendum fu abbinato, in un election day, ad elezioni amministrative.
Particolare ulteriormente non trascurabile è che il Governo in carica ha fatto di tutto per evitare proprio che si ripetesse quanto avvenuto col referendum sull’acqua: sicchè, pur di evitare il raggiungimento del quorum (dato che la vittoria dei sì contro i rinnovi delle concessioni alle compagnie petrolifere fino ad esaurimento dei giacimenti era inevitabile), si è preferito bruciare centinaia di milioni di euro, in modo da far tenere il referendum in una data lontana un mese e mezzo dalle prossime elezioni amministrative e ponendo in essere un’inusitata campagna pro-astensione da parte di Autorità di Governo.
Inutile, per le opposizioni, connotare politicamente il referendum fallito il 17 aprile scorso, allo scopo di abbattere l’attuale maggioranza: non è servito alla chiamata a raccolta. Al contrario, ha fatto il gioco dell’attuale premier, che così ha potuto irridere sui votanti, rivendicando l’astensione (non un voto a proprio favore) come un proprio successo politico.
Il paradosso di questa vicenda è che un premier che non ha mai ricevuto un mandato elettorale da nessuno, insediatosi legittimamente a Palazzo Chigi perché la Costituzione comunque consente di incaricare come Presidente del consiglio anche chi non appartenga alle Camere, continua a fondare il proprio premierato sull’assenza di consenso: niente elezione come parlamentare; un consenso solo indiretto alle elezioni europee; l’astensione al referendum sulle trivelle. Alle votazioni del quale hanno preso parte 15.806.788 elettori, contro i 28 991 258 delle europee.
Il successo dovuto all’astensione rivendicato dal Premier, tuttavia dovrebbe destare qualche allarme nella maggioranza. Infatti, il famoso 40% delle europee corrispose a 11,2 milioni di voti circa per il partito di maggioranza; i circa 13,4 milioni di votanti che hanno espresso sì al referendum del 17 aprile sono più dei favorevoli all’attuale maggioranza che nel 2014 votarono sull’ala dell’entusiasmo degli 80 euro.
Non si tratta di segnali del tutto tranquillizzanti per il referendum del prossimo ottobre, confermativo della riforma della Costituzione.
C’è da scommettere che tra pochi mesi, Premier e Presidente emerito della Repubblica, pur trattandosi di un referendum per il quale non è previsto quorum, faranno campagna fittissima per la massima partecipazione possibile. Sembra chiaro, infatti, che solo se alle urne andrà una percentuale di almeno il 60-65% dei votanti, si possano raccogliere quei 16-17 milioni di voti necessari ad ottenere la conferma, purchè i consensi al PD e alle forze (parecchi deboli elettoralmente) della coalizione si irrobustiscano sensibilmente, rispetto ai dati delle europee 2014, molto elevati sul piano della percentuale, ma piuttosto bassi in assoluto (si è trattato del 40% dei consensi su una percentuale di votanti bassissima, intorno al 57%).
Al referendum confermativo non sarà possibile portare “truppe cammellate” particolarmente ricche di cinesi. E già 13,4 milioni di elettori hanno manifestato un’intenzione fin troppo chiara.
La vittoria scontata dell’astensione al referendum del 17 aprile, per quanto ovviamente vissuta e narrata come vittoria schiacciante della maggioranza, non può tranquillizzarla in vista del ben più rilevante appuntamento di ottobre. La vittoria dei sì, e dunque la conferma della riforma, appare l’opzione più probabile. Ma, gli esiti di un referendum tutto sommato troppo tecnico e marginale, tenuto nel deserto di una data improbabile, debbono mettere sul “chi vive” la maggioranza, che dovrà inventarsi qualcosa.
Gli 80 euro per i pensionati, anche se determinassero un altro sconquasso ai conti pubblici ancora asfittici e in crescente difficoltà, si avvicinano sempre più.