VOTARE PER IL VENETO E VINCERE LA STANCHEZZA E LA DISILLUSIONE PER LA POLITICA
Quanto vale oggi il voto in Veneto? Questa la domanda punto di partenza e fil rouge dell’incontro organizzato dall’associazione civica Vince Altavilla nella nuova biblioteca di Altavilla Vicentina. Chiamato a illuminare, più che semplicemente a rispondere, Luca Romano, direttore del centro ricerche Local Area Network di Padova.
Il Veneto nel giro di pochi decenni è cambiato, i Veneti meno. Non è più la regione che dalle ceneri del secondo dopoguerra è riuscita a diventare una potenza economica trainante grazie all’iniziativa e al lavoro dei singoli cittadini. Il “piccolo ma bello”, l’economia e la connessa vita sociale sorretta dalle piccole e medie imprese che costellano il territorio, non basta più.
Romano ha spiegato come per decenni i Veneti si sono praticamente autogestiti la vita politica senza sentire il bisogno di una guida istituzionale forte, presente, dall’imprescindibile capacità decisionale. In quel Veneto un organo amministrativo regionale era visto quasi come un lusso, un qualcosa in più non strettamente necessario. Ecco che il voto dentro una simile visione delle cose appare tutt’altro che fondamentale, non fosse per il fatto che ora le coe sono cambiate.
Il 31 maggio siamo chiamati ad eleggere i nostri rappresentanti perché è arrivato il momento per la Regione di prendere importanti, coraggiose e anche scomode decisioni. Sanità, grandi opere e amministrazioni locali tra i punti fondamentali di discussione e d’azione che il dottor Romano ha presentato.
In Veneto si contano circa 50 strutture ospedaliere ai quali è direzionata più del 50% della spesa pubblica regionale. L’ospedale sotto casa è un servizio che non possiamo più permetterci. La chiusura di pesanti e costose strutture richiederebbe, però, un contemporaneo sviluppo di competenze dedicate al servizio sanitario a domicilio, meno dispendioso e più adatto alle esigenze di una popolazione che sta invecchiando.
I comuni sono troppi e richiedono tutti, indipendentemente dal numero di abitanti, un direttivo completo e oneroso. Unendo il fatto che i tagli da parte dello Stato centrale sono sempre più consistenti, è necessario proiettarsi verso unioni di comuni che permettano una gestione concertata dei servizi, ad esempio quello relativo alla polizia municipale, e tagli netti per le spese delle singole amministrazioni.
Le grandi opere: parliamo di Mose, Alta Velocità e Alta Capacità, Pedemontana ecc. Prima di dare il via a costosissime progettazioni e/o realizzazioni è stato chiesto il parere della cittadinanza interessata? La risposta è no. Uno dei motivi più chiari è l’assenza in Veneto di una legge sul dibattito pubblico sulla falsa riga dei débat public francesi e delle normative adottate dalle regioni Toscana e Liguria. Alla luce dello scandalo Mose e non solo, l’istituzione del dibattito pubblico appare tutto tranne che vantaggioso per i singoli interessi che possono nascere e crescere rigogliosi e avidi tra i banchi del potere.
Ed è per questo che siamo chiamati al voto, siamo chiamati a scegliere le nostre persone perché, forse, dire che sono tutti uguali è semplicistico e non del tutto vero. Al di là di partiti e movimenti, al di fuori di schieramenti dai sapori antichi che, personalmente, appaiono più come contenitori per farsi riconoscere che bacini di valori e idee nei quali identificarsi. In un tempo in cui il voto è sia una responsabilità e un dovere civico che un atto di coraggio. Un atto di forza per lottare contro la stanchezza e da disillusione alla quale la politica ci ha abituati, per continuare a credere e difendere la bellezza della nostra terra.