PER RISPETTARE GLI IMPEGNI EUROPEI LO STATO SACRIFICA I PENSIONATI
Se qualcuno ancora si illude che la sentenza della Corte costituzionale 70/2015, che ha dichiarato l’incostituzionalità del blocco dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione, verrà attuata in ogni sua parte, basta andare a rivangare il recente passato per capire che non sarà possibile.
Non si tratta soltanto di un problema di risorse finanziarie. Ricordiamo che il Governo, per elargire gli 80 euro sulla base dei quali ha senza alcun dubbio costruito le fortune elettorali del partito di maggioranza alle scorse elezioni europee, ha scelto di impiegare 10 miliardi del bilancio dello Stato. Margini, dunque, di spesa pubblica ve ne sarebbero: basterebbe rivedere questa tipologia di spesa, che non va certo a beneficiare indigenti e disoccupati (e nemmeno pensionati), per compensare grandissima parte del debito che lo Stato ha contratto con i pensionati a causa di una norma incostituzionale.
Nella realtà, al di là della chiara assenza di volontà politica di saldare il debito, c’è anche l’assenza di una reale autonomia, anzi, sovranità statale, il che significa l’obbligo di accettare che l’indirizzo politico delle scelte provenga dall’esterno.
Nelle scorse settimane, la stessa Elsa Fornero, autrice principale della norma incostituzionale, nonché moltissimi economisti, hanno criticato la sentenza della Consulta non tanto sul merito e in punta di diritto, quanto, invece, sul piano dei fatti, affermando che se nel dicembre del 2011 non si fosse adottata la decisione sulla pelle dei pensionati, sarebbe scattata la tutela della Troika.
E’, insomma, un modo diverso di dire che la Consulta non avrebbe dovuto misurare la legittimità della norma bocciata sulla base della Costituzione, ma in relazione alle “fonti” di etero direzione della politica in Italia. Per prima la famosa lettera inviata il 5 agosto 2011 dalla Bce al Governo Berlusconi, in piena crisi da spread.
Insomma, secondo Fornero ed economisti, è una lettera la “fonte” delle scelte legislative, fonte da porre al di sopra della stessa Costituzione. E se qualcuno ancora pensa che non vi sia stata la cessione di sovranità di cui tanto si parla, per poi negarla, basta che rilegga i contenuti della lettera, che riportiamo sotto in una tabella.
In effetti, è evidente che la nota della Bce sia ancora lo spunto e l’ispirazione di praticamente tutte le iniziative legislative di questi anni ed ancora all’ordine del giorno. Sulle pensioni è lapidaria: “E’ possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012”. Detto, fatto. Con norma incostituzionale, sì, ma rispettosa della lettera, però.
E’ una lettera della Bce che ci governa. Ed i pensionati di fronte a tale dato non possono che rassegnarsi. Il loro credito nei confronti dello Stato conta poco, perché a pesare sono, invece, i crediti che lo Stato ha con mercati ed istituzioni internazionali. Lo afferma proprio l’incipit della lettera della Bce: “Caro Primo Ministro, Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori. Il vertice dei capi di Stato e di governo dell’area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell’euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l’Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali”.
E’ la lettera di diffida di un creditore nei confronti del debitore a vincolare il proprio patrimonio, in modo da non ledere gli interessi di tale creditore che poi altri non è se non la stessa Bce, la Ue ed i mercati internazionali.
Lo Stato, schiacciato tra il debito nei confronti di questi soggetti ed il debito nei confronti dei pensionati italiani ha scelto: il secondo va sacrificato. Perché una lettera vale più della Costituzionale.
Per gioco, proviamo ad immaginare che la Corte costituzionale avesse emanato una sentenza che obbligasse lo Stato ad erogare risorse per miliardi alle banche. Rispondiamo alle domande: qualche economista avrebbe criticato la sentenza? Soprattutto, qualche Governo avrebbe immaginato di saldare solo parzialmente il debito?
Indicazioni della lettera della Bce | Stato di attuazione |
E’ necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala. | Incorso di attuazione. Sui servizi pubblici locali dal 2011 si è intervenuti ripetutamente, anche se la liberalizzazione non si è ottenuta. In ogni caso, l’intervento sulle società partecipate è tra i principali interventi previsti dalla spending review.Di liberalizzare le professioni, invece, se ne parla soltanto. |
C’é anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione. | Per via normativa, la valorizzazione degli accordi di impresa è prevista fin qui in maniera apparentemente blanda dall’articolo 8 del d.l. 138/2011, convertito in legge 148/2011. In via di fatto, l’uscita di Fca da Confindustria ha aperto la strada per l’abbandono da parte di molte imprese dei contratti nazionali collettivi. Sempre in via di fatto, l’attacco ai sindacati intende portare esattamente al risultato della perdita di cogenza dei contratti nazionali collettivi. I decreti attuativi del Jobs Act vanno in questa direzione. |
Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi. | Indicazione in fase di completa attuazione col Jobs Act ed i decreti attuativi. |
Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L’obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell’1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. | E’ l’indicazione che induce lo Stato ad impegnarsi in sempre, tuttavia, vane “spending review”. |
E’ possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. | Indicazione pienamente rispettata con la riforma Fornero che ha portato agli esodati ed alla sentenza 70/2015 che ha dichiarato incostituzionale l’adeguamento delle pensioni superiori tre volte al minimo lordo al costo della vita. |
Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi. | Indicazioni pienamente attuate con l’applicazione dei vincoli al turn over ed il blocco dei contratti e dei salari, che dura dal 2009. |
Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali. | Indicazione pienamente attuata, con l’applicazione del fiscal compact e l’inserimento nelle leggi di stabilità delle famose “clausole di salvaguardia”, cioè aumenti di tasse che si attivano automaticamente qualora le spese non si riducano ed il deficit vada oltre la percentuale prevista (il famoso 3%) |
Andrebbero messi sotto stretto controllo l’assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo. | Indicazione pienamente attuata con la riforma dei bilanci degli enti locali. |
Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese | Indicazione già in parte attuata col decreto-Madia del 2014 (d.l. 90/2014) ed in corso di ulteriore sviluppo, con il disegno di legge delega di riforma della PA all’attenzione del Parlamento. |
Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione) | Indicazione che sta alla base di alcuni dei contenuti della riforma della giustizia e della scuola. |
C’é l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province) | Indicazione attuata con la legge Delrio. |
Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali | Si rinvia a quanto già indicato nella prima casella della tabella. |