TRA ANNUNCI E CIFRE LA RIDUZIONE DELLE TASSE E’ PIU’ SENSAZIONE CHE REALTA’
Imperversa in questi giorni il dibattito sulla questione se sia più efficiente per il rilancio dell’economia la soppressione della Tasi o la riduzione delle tasse sul lavoro.
Il Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, contraddicendo se stesso quand’era capo economista all’Ocse e in contrasto con ogni evidenza della letteratura economica, ritiene adesso che la riduzione delle imposte sulla casa sia la strada migliore, come ha dichiarato ai giornali.
Secondo il Ministro, infatti «l’abbattimento della Tasi è relativamente più efficiente perché dà un sostegno alla fiducia ed è un elemento fondamentale per la ripresa dei consumi». Non solo: l’intervento sull’imposizione immobiliare si aggiungerebbe a riduzioni di imposte che già il Governo ha disposto, oltre a rilanciare l’edilizia.
E’ evidente che qualsiasi riduzione dell’imposizione fiscale dovrebbe essere salutata con favore, se si trattasse di interventi realmente in grado di sortire benefici effetti.
Sta di fatto che l’eliminazione della Tasi non si vede proprio come possa rilanciare l’edilizia, visto che non ha alcun effetto sulla costruzione e vendita degli immobili. A questo fine, le imposte da ridurre dovrebbero essere l’Iva, che invece rischia di aumentare se non si disinnescano le clausole di “salvaguardia” previste proprio dalla legge di stabilità firmata Padoan, e quelle ipotecali e catastali; inoltre, occorrerebbe che le banche invertissero la politica di restrizione del credito, sia alle imprese, sia alle famiglie.
In secondo luogo, non risulta affatto accertato che il Governo abbia ridotto le imposte. Basta guardare i dati della nota di aggiornamento al Def: nel 2015 la pressione fiscale è computata al 43,7%, contro il 43,4% del 2014 e il 44,2% del 2016. Non pare proprio che detta pressione diminuisca. Per dare questa sensazione, la stessa nota di aggiornamento al Def sottolinea che la pressione, al netto del bonus degli 80 euro nel 2014 sarebbe stata del 43,1%, nel 2015 del 43,1% e nel 2016 del 42,6%. Il Governo, tuttavia, continua a considerare come riduzione delle imposte la cifra di circa 10 miliardi l’anno, che invece è vera e propria ulteriore spesa pubblica, essendo un trasferimento netto, o per capirsi, un contributo ad alcune categorie di persone.
Infine, l’eliminazione della Tasi ben difficilmente potrà sortire gli effetti auspicati dal Ministro Padoan per la semplice ragione che essa dovrebbe determinare una riduzione del gettito (circa 4 miliardi) dei comuni, i quali hanno preteso e già ottenuto dal Governo la compensazione totale del 100% della minore entrata. Dunque, i soldi teoricamente risparmiati per la Tasi saranno comunque pagati sotto altre forme di imposizione fiscale.
Luigi Oliveri