SENZA COMMESSE LE AZIENDE NON ASSUMONO.L’OCCUPAZIONE NON RIPARTE PER LEGGE.
L’occupazione nel 2015? Non cresce e resta inchiodata ai valori, disastrosi, del 2014, almeno per quel che concerne il bimestre gennaio-febbraio.
A fornire l’ennesima conferma che la ripresa economica esiste solo nel forzato ottimismo di chi, dal Governo, deve persuadere del potere miracolistico delle leggi sul lavoro (decreto-Poletti, legge di stabilità e Jobs Act), dopo l’Istat giunge l’Inps.
L’istituto ha avviato dal 10 aprile un “Osservatorio sul precariato”, come comunicato sul proprio sito, nel quale pubblica la tabella che dimostrano la calma piattissima del lavoro e dell’economia.
Infatti, se nel bimestre gennaio-febbraio 2013 il totale delle assunzioni tra tempi indeterminati, apprendistato e lavori flessibili era stato di 972.021, nello stesso periodo del 2014 il totale era sceso a 968.870, mentre nel 2015 va a 968.883.
Nel comunicato, l’Inps insiste molto sull’incremento del numero dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato del bimestre gennaio-febbraio 2015 rispetto a quello del 2014 (44.074, anche se conteggiare le trasformazioni degli apprendisti è una forzatura, perché i contratti di apprendistato sono a tempo indeterminato sin dall’origine).
L’Inps, dunque, cerca di far concentrare l’attenzione sul dato positivo dell’incremento del tempo indeterminato sul lavoro flessibile. Ma, questa è in realtà una classica “non notizia”. Le maggiori assunzioni a tempo indeterminato sono l’ovvio frutto dell’opportunità per le aziende di assumere godendo degli sgravi previsti dalla legge di stabilità 2015. La notizia vera sarebbe stata se le aziende non avessero utilizzato i benefici normativi.
Il dato, invece, più eclatante, che conferma le rilevazioni Istat, è che nel bimestre gennaio-febbraio 2015 il numero totale delle assunzioni è cresciuto, rispetto allo stesso periodo del 2014, di sole 13 unità. Cioè, non è cresciuto per nulla. E il 2014, come si nota confrontando i dati della tabella col 2013, è stato un anno di crisi occupazionale galoppante.
Ciò significa che il nè decreto-Poletti, primo atto del Governo Renzi, né la legge di stabilità hanno avuto alcun potere di rilanciare l’occupazione. Ma, questo per una ragione molto semplice: non è con le leggi che si riattiva il mercato del lavoro, bensì con la politica economica. Le aziende non chiamano al lavoro un maggior numero di persone “per legge”, ma solo se hanno ordini e possino incrementare fatturato e ricavi. Il resto è solo coreografi