QUANDO I NUMERI ESPRIMONO OPINIONI E DIVENTANO BANDIERA ELETTORALE.
Non sono 320.000 i nuovi posti di lavoro, ma poco più della metà, circa 185.000. La gran parte dei media ha rilanciato con enfasi gli entusiasmi del Governo per il dato censito dall’Inps, nel suo rapporto mensile sul precariato, concentrandosi su un dato, però, parziale: il saldo tra assunzioni e cessazioni dei primi tre mesi del 2015, che dà appunto un + 319.873.
Ma, non si tratta affatto di una crescita dei posti di lavoro corrispondente a tale numero, se si guarda al dato vero, che comprende necessariamente il confronto tra i dati del 2015, con quelli del 2014. Infatti, è la stessa Inps, nel comunicato di accompagnamento alla rilevazione, ad affermare tutt’altro: “Nel primo trimestre 2015 aumentano, rispetto al corrispondente periodo del 2014, le assunzioni a tempo indeterminato (+91.277), mentre diminuiscono i contratti a termine (32.117) e le assunzioni in apprendistato (9.188). Nel periodo considerato l’aumento complessivo delle nuove assunzioni è di 49.972 unità. Nello stesso periodo diminuiscono di 135.684 unità le cessazioni di rapporti di lavoro, per cui il saldo netto dei rapporti di lavoro è pari a 185.656 unità”.
Risulta davvero incomprensibile (o, forse, invece è comprensibilissimo) come la gran parte dei media diffonda la notizia, nemmeno riferita dall’Inps, secondo la quale i nuovi rapporti siano circa 320.000. E’, purtroppo, la conferma che si ragioni sui temi scottanti, scuola, legge elettorale, pensioni, situazione economica, lavoro, con l’atteggiamento dei tifosi, mettendo da parte l’analisi corretta della realtà.
I dati dell’Inps, anche se limitati al saldo positivo di circa 185.000 posti nel primo trimestre, sono comunque positivi. Il fatto è che occorre cercare il dato clamoroso, mentre di clamorosa si ottiene solo la disinformazione.
C’è, inoltre, da sottolineare che il saldo positivo deriva dalla notevole riduzione del numero delle cessazioni dei rapporti di lavoro rispetto al 2014. Ma, è evidente che tale riduzione delle cessazioni non coincide con l’incremento netto dell’occupazione. I dati dell’Inps nella realtà confermano che vi è stato uno spostamento delle assunzioni da quelle a tempo determinato o, comunque, flessibili, a quelle a tempo indeterminato.
I numeri, nella sostanza, continuano a confermare che gli incrementi di assunzioni censiti dall’Inps sono pur sempre il frutto degli sgravi contributivi previsti per il 2015 dalla legge 190/2014, una sorta di “droga” del mercato del lavoro che inquina ogni rilevazione e deve far tenere i nervi estremamente saldi, evitando di gridare al trionfo, specie se lo si basa su dati male interpretati.