OCCUPATI E DISOCCUPATI, I DATI DELL’ISTAT FRENANO GLI ENTUSIASMI .
Gelata sull’occupazione, certificata dall’Istat. Avevamo scritto sulle pagine di Polithos, lo scorso 17 marzo, che non era il caso di esaltarsi di fronte ai dati forniti dall’Inps sull’utilizzo delle assunzioni sovvenzionate dalla legge di stabilità e che era più opportuno aspettare i dati ufficiali.
Ricordiamo i fatti: l’Inps aveva preannunciato che v’erano circa 79.000 domande di assunzione con gli sgravi previsti dalla legge di stabilità (non ancora il Jobs Act, entrato in vigore da troppo poco tempo), mentre i consulenti del lavoro avevano stimato un incremento dei contratti a tempo indeterminato di circa 250.000 unità. Nei giorni seguenti, il Governo riprendendo i dati, frattanto dotati del bollino di ufficialità da parte dell’Inps, aveva iniziato ad esultare per la crescita dell’occupazione e, dunque, l’efficacia delle proprie politiche.
Sarebbe stato meglio, appunto, aspettare. Infatti, gli entusiasmi del Governo e dei consulenti del lavoro sono stati, purtroppo, gelati dalle prime rilevazioni effettive dell’Istat, che nel comunicato del 31 marzo non lascia troppi margini a dubbi. L’occupazione è tutt’altro che in crescita: “a febbraio 2015 gli occupati diminuiscono dello 0,2% (-44 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, cala nell’ultimo mese di 0,1 punti percentuali. Rispetto a febbraio 2014, l’occupazione è cresciuta dello 0,4% (+93 mila) e il tasso di occupazione di 0,2 punti. I disoccupati aumentano su base mensile dello 0,7% (+23 mila). Dopo il forte calo registrato a dicembre, seguito da un’ulteriore diminuzione a gennaio, a febbraio il tasso di disoccupazione sale di 0,1 punti percentuali, tornando al 12,7%, lo stesso livello di dicembre e di 0,2 punti più elevato rispetto a febbraio 2014. Nei dodici mesi il numero di disoccupati è cresciuto del 2,1% (+67 mila).
A questo punto si impone un chiarimento. I dati essenziali sono la diminuzione su base mensile degli occupati (-44 mila) e la crescita del numero degli occupati su base annua (+94 mila), accompagnata dalla crescita nel numero di disoccupati sempre su base annua (+67 mila).
Si è portati a chiedersi come sia possibile che in un anno crescano sia gli occupati, sia i disoccupati. In estrema sintesi, occupazione e disoccupazione non sono le due facce di una stessa medaglia, ma rapporti tra grandezze diverse. Il tasso di disoccupazione è il rapporto tra il numero di persone in cerca di lavoro (disoccupati) e il numero di persone che lavorano; invece, il tasso di occupazione è il rapporto tra il numero di occupati e il numero di componenti della “popolazione potenzialmente attiva” (composta di occupati, disoccupati ed inattivi in età lavorativa).
Poiché, dunque, i due tassi, occupazione e disoccupazione, provengono da dati e grandezze diverse e uniti tra loro non compongono il 100%, può darsi che li si veda crescere contestualmente.
L’Istat stessa, nel comunicato del 31 marzo, cerca di dare un aiuto alla comprensione: “Per offrire ai lettori andamenti che risentono in misura minore della variabilità che si osserva a breve termine, da questo mese l’Istat pubblica anche le medie mobili mensili a tre termini degli indicatori congiunturali sul mercato del lavoro. Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo dicembre-febbraio l’occupazione è rimasta sostanzialmente stabile, mentre il tasso di disoccupazione è diminuito di 0,4 punti percentuali, in larga misura per la risalita del tasso di inattività (+0,3 punti)”.
Dunque, l’occupazione non sale affatto, come invece avventatamente e frettolosamente affermato da troppi. E se il tasso di disoccupazione diminuisce (su base trimestrale) è perché aumenta il numero degli “inattivi”: cioè vi sono meno persone che cercano lavoro attivamente, coloro i quali vengono definiti tecnicamente come “disoccupati”, in quanto costoro sostanzialmente entrano tra le fila degli inattivi, spesso altrimenti noti come “sfiduciati”, cioè coloro che non solo sono disoccupati, ma nemmeno cercano più un lavoro.
Attenzione, dunque: il dato davvero significativo è relativo al numero secco degli occupati e il numero secco dei disoccupati. E, come visto sopra, entrambi sono negativi e tutt’altro che indicatori di una ripresa del lavoro e dell’occupazione. Il che non sorprende, visto che sempre l’Istat pochi giorni fa ha certificato il tracollo del 2,2% della produzione industriale. Difficile che il numero dei lavoratori possa aumentare, se le imprese non producono.