MENO DEDUZIONI E DETRAZIONI IN REALTA’ PORTANO AD UN AUMENTO DELLE TASSE.
Com’era facile prevedere, il mancato (eventuale) aumento delle tasse per il 2016 è descritto come una riduzione delle imposte.
La presentazione del Def (Documento di Economia e Finanza), cioè la programmazione delle entrate e delle uscite del prossimo quinquennio effettuata nella conferenza stampa a Palazzo Chigi del 7 aprile, è stata sostanzialmente una risposta in chiave ottimistica alle recenti rilevazioni dell’Istat, che avevano confermato come nel 2014 le tasse e la pressione fiscale fossero aumentate.
Il Premier ed il Governo, dunque, si sono dedicati a sottolineare che nel 2015 le tasse sono state diminuite di 18 miliardi, mentre nel 2016 si farà in modo di non far scattare le clausole di salvaguardia, cioè gli aumenti di Iva ed accise.
Il problema è che, al di là delle dichiarazioni, la situazione del 2015 è assolutamente diversa. La nota tecnico-illustrativa al disegno di legge di stabilità redatta dal Ministero dell’economia rivela che per il 2015 le tasse non sono affatto diminuite di 18 miliardi.
In realtà è stata ridotta l’Irap ma in compenso si è cancellata retroattivamente la riduzione Irap del 2014. Poi, vi sono tra le principali voci di riduzione d’entrata gli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato, che, tuttavia, non sono imposte. Non è una riduzione di imposte nemmeno il “superamento della clausola di salvaguardia” della legge di stabilità del 2014, perché si tratta di un mancato aumento di tasse. E non è una riduzione di tasse nemmeno la conferma a regime degli 80 euro, contabilizzata, nell’ambito della spesa pubblica: i circa 10 miliardi di costo del bonus da 80 euro sono stati un costo, da finanziare proprio con la maggiore pressione fiscale censita dall’Istat nel 2014.
Il Def per il 2016 lascia alcune perplessità. L’aumento di imposte da scongiurare è di circa 17 miliardi. La bozza di Def prevede, dunque, riduzioni di spesa nell’ordine di: 10 miliardi da spending review, essenzialmente tagli soprattutto a regioni e comuni; 1,6 miliardi da contributi alle imprese; 1,5 miliardi da eliminazione di alcune deduzioni e detrazioni; 1 miliardo da riduzione delle società partecipate. Il resto, dai benefici della minor spread e, dunque, minori spese per interessi. Il Ministro Padoan ha specificato che laddove il prodotto interno lordo crescesse maggiormente del +0,7% previsto (circa 11,2 miliardi), lo spauracchio dell’incremento delle tasse del 2016 dovuto alle clausole di salvaguardia si disinnescherebbe da solo.
C’è, comunque, da notare che l’eliminazione di deduzioni e detrazioni (cosiddette tax expenditure) è di per sé un aumento di tasse, dal momento che eleva la base imponibile e porta al previsto aumento di gettito di 1,5 miliardi.
Insomma, per evitare l’aumento delle tasse del 2016, a meno di miracolosi rilanci dell’economia, ci sarà comunque un aumento delle tasse senza nessuna riduzione della pressione fiscale