MEGLIO DELLE PREVISIONI MA LA CRESCITA NON VA OLTRE ALLO ZERO VIRGOLA
Nell’estate ormai lontana del 2014, Renzi aveva ingaggiato la sua prima battaglia con l’Europa, per cercare il via libera all’aumento del deficit dal 2,6% al 2,8% del Pil, senza successo. All’epoca, inondò le redazioni con la dichiarazione secondo la quale non bisognava interessarsi degli “zero virgola”, ma delle strategie della crescita.
Il medesimo concetto il premier l’ha espresso all’inizio di febbraio scorso, quando ha ingaggiato un’ennesima polemica contro la Ue, pur dicendosi non interessato alle polemiche con la Ue.
Improvvisamente, pochi giorni fa, invece, lo “zero virgola” è diventato estremamente interessante per il premier, che ha potuto vantarsi non poco della circostanza che, secondo le rilevazioni inizialmente pubblicate dall’Istat il primo marzo, il Pil sarebbe aumentato dello 0,8% rispetto al 2014.
Così, nella stessa data, il premier ha potuto dire la sua in un “post urticante per gufi e talk” su facebook: “La verità, vi prego, sui numeri. Dopo mesi di editoriali, chiacchiere, ricostruzioni, possiamo finalmente fare chiarezza sui veri numeri dell’economia italiana? Oggi infatti sono stati presentati i dati ufficiali. Mi limito a segnalarvi alcuni indicatori: PIL, Deficit, Occupazione, Evasione fiscale, Spending Review, Tasse, Export, Investimenti, Mutui. Il PIL. A inizio del 2015 avevamo immaginato la crescita del +0,7%. La crescita è stata invece del +0,8%. Meglio delle previsioni…”.
Ma, era proprio quella la verità? L’Istat ci informa che, no, non è quella. Infatti, con un comunicato del 4 marzo, praticamente costretta in particolare dalle verifiche fattuali dell’economista Francesco Daveri e dell’esperto di economia e finanza Mario Seminerio, l’Istituto di statistica ha ammesso che il primo marzo aveva diffuso un dato grezzo, che non aveva eliminato per destagionalizzazione 3 giorni lavorativi in più del 2014, sicchè la crescita del Pil depurata di questi scostamenti è stata in realtà dello 0,6%.
In ogni caso, anche se il Pil fosse cresciuto dello 0,8% e anche se fosse corretto utilizzare i dati grezzi e non depurati, comunque questa crescita sarebbe stata inferiore alle previsioni. Infatti, è vero che il Documento di Economia e Finanza (Def) ad aprile 2017 aveva previsto per il 2015 un incremento del Pil sul 2014 pari allo 0,7%, ma è altrettanto vero che la Nota di aggiornamento al Def dell’ottobre 2015 conteneva quanto segue: “La previsione di crescita del PIL reale per il 2015 sale dallo 0,7 percento del Documento di Economia e Finanza di aprile allo 0,9 percento nella presente Nota di Aggiornamento”.
Quindi, comunque lo 0,8 era inferiore alla previsione più recente. Previsione, per altro, elaborata proprio mentre il Pil era già nella rapidissima frenata registrata in autunno: quella frenata che ha attratto l’attenzione degli economisti, facendo loro ritenere molto strano quel dato dello 0,8 inizialmente fornito dall’Istat.
Il problema molto grave, però, è che la rettifica dell’Istat ed il corretto raffronto tra previsioni ed esiti della crescita del Pil non sono state minimamente prese in considerazione dalla gran parte dei media, che hanno lasciato passare per vere due affermazioni erronee: che l’aumento del Pil fosse dello 0,8% e che fosse superiore alle previsioni.