L’EUROPA NON CONCEDE DEROGA PER L’IVA .UN BUCO DIETRO L’ALTRO CHE IL GOVERNO CERCA DI TAPPARE.
No all’inversione dell’onere di pagamento dell’Iva, il cosiddetto “reverse charge”, istituito dalla legge di stabilità per il 2015.
Si apre, per il bilancio pubblico, l’ennesimo “buco” da 728 milioni. Ma, questa volta non sono i giudici cattivi della Corte costituzionale che, insensibili alle necessità di bilancio, si permettono di fare il loro mestiere e, cioè valutare, da giudici delle leggi, se le leggi rispettano la Costituzione, come avvenuto con la sentenza sulle pensioni.
Né si è trattato di un errore addebitabile ai governi precedenti, quando l’attuale premier, pur tuittando a squarciagola e dichiarando a ogni giornale ed agenzia di essere sempre d’accordissimo su qualsiasi manovra di Monti, però “tappava i buchi delle strade di Firenze”, chiamandosi fuori dalle conseguenze di manovre sbagliate sul bilancio pubblico.
Niente di tutto questo. Stavolta la bocciatura sonora è della Ue, la famosa Europa che ad ogni piè sospinto ci chiede “riforme strutturali” e “sacrifici”, che fanno vedere la “luce in fondo al tunnel”, senza che esso finisca mai.
Il reverse charge l’Europa proprio non ce lo aveva chiesto. Anzi, tutt’altro. E la Commissione Eu ha bocciato drasticamente l’inversione del pagamento dell’Iva a carico della grande distribuzione, un meccanismo antievasione, tuttavia perverso, perché crea crediti Iva enormi per le imprese e conseguenti problemi di cassa.
La bocciatura non è affatto una sorpresa. La Commissione Ue negli anni passati aveva respinto analoghi provvedimenti adottati da Germania, Austria, Ungheria e Romania.
Stavolta, dunque, l’errore è tutto del Governo in carica, aggravato appunto dalla piena consapevolezza che l’Europa è totalmente contraria a deroghe sull’applicazione del regime Iva previsto dai Trattati europei.
Il Ministro Padoan, comunque, ha ostentato sicurezza, affermando che il Tesoro si aspettava la bocciatura. Sarebbe, allora, lecito chiedersi e, soprattutto, chiedere conto del perché abbia fatto inserire nella legge di stabilità una norma destinata al sicuro insuccesso.
E’, comunque, verissimo che il Governo si aspettava il flop: infatti, la legge di stabilità prevede di colmare l’inevitabile buco con incrementi delle accise sulla benzina, applicando una delle tante micidiali clausole di salvaguardia
Il Governo, comunque, assicurare che farà di tutto per non far scattare le clausole. Si spera, con norme non incostituzionali e non sgradite a Bruxelles.
E non è finita qui. La Commissione Ue, sempre in tema di Iva, guarda con sospetto anche alla regola dello “split payment”, un sistema che impone alle pubbliche amministrazioni di pagare l’Iva al posto dei fornitori. Col rischio di un altro buco da circa 998 milioni di euro.