LEGGE DI STABILITA’ IL GOVERNO SCOMMETTE SULL’AUMENTO DEL PIL
Un’economia affidata alla speranza che la ripresa sia guidata dal “nero”. L’esame disincantato del disegno di legge di stabilità evidenzia senza troppi dubbi che il Governo sta punta tutto sulla buona sorte e non si fa scrupolo di “agevolarla” attraverso mezzi non oggettivamente commendeboli.
I fatti sono evidenti. Nella sostanza, il disegno di legge di stabilità non prevede alcuna spending review, se non pochi spiccioli, del tutto insufficienti a finanziare il fabbisogno di spesa, che per oltre la metà è, infatti, finanziato in deficit, cioè con un maggiore esborso rispetto alle entrate.
E il deficit per grossa parte deriva da quello che il Governo racconta essere una riduzione delle tasse, ma che in realtà è solo un rinvio: si tratta dei circa 17 miliardi di aumento dell’Iva derivante dall’applicazione delle “clausole di salvaguardia”, che appunto grazie al deficit si rinvia al 2017, quando, però, per effetto di altre clausole di salvaguardia gli aumenti Iva saranno 34 miliardi.
Poiché il Governo non è in grado, per molti motivi, di tagliare la spesa e finanziare in questo modo la riduzione delle tasse, l’unica speranza per equilibrare i conti è che improvvisamente aumenti il Prodotto interno lordo, cioè la ricchezza della Nazione. Il Pil, infatti, è il denominatore nei rapporti debito/Pil e deficit/Pil. Per ridurre il rapporto o si riducono debito e deficit (e questo lo si fa solo incrementando le tasse, oppure tagliando radicalmente la spesa); oppure, si aumenta il Pil, rilanciando in particolare i consumi, per generare nuove attività produttive che aumentino l’offerta di beni simmetricamente all’aumento della domanda dei consumatori.
Ma, il Pil, nelle condizioni asfittiche dell’economia italiana, e ancor di più, estera, non può crescere per “decreto”. L’idea, allora, è cinica: consentire l’incremento delle negoziazioni in nero, grazie all’innalzamento della soglia del denaro contante.
Si dirà che non tutti gli economisti sono d’accordo nel connettere all’incremento della soglia di utilizzo del contante la conseguenza dell’aumento dell’evasione fiscale. Vero. Ma, se ciò fosse dimostrato, allora non si capirebbe perché innalzare la soglia dai 1000 a i 3000 euro e perché non portarla, invece, a 5000, o 10000 o 15000.
La verità è chiara: la legge di stabilità vuol provare a rilanciare acquisti di beni e servizi (gioielli, orologi, piccole ristrutturazioni, piccole manutenzioni, etc) con l’utilizzo del contante, favorendo l’evasione, nella speranza che però inizi a circolare un maggiore quantitativo di denaro, tale da spingere i consumi.
La dimostrazione è data dalla circostanza che il disegno di legge di stabilità elimina l’obbligo di effettuare pagamenti tracciabili (bancomat o carta di credito) per il pagamento degli affitti delle case e dei contratti di trasporto. Impossibile non collegare l’incremento della soglia del contante alle due tipologie di spesa.
Un po’ di nero, nella visione economica della manovra finanziaria, si spesa sia il volano del rilancio dei consumi, che a loro volta dovrebbero spingere la ripresa della produzione e della ricchezza.
Così che i 34 miliardi di deficit che nel 2017 qualcuno passerà ad incassare siano coperti dall’incremento del Pil.
Potrebbe anche funzionare. Ma, un Paese le cui sorti economiche sono lasciate all’orologio comprato in nero o simili azioni non pare poter avere prospettive future troppo positive.