LE PENSIONI TORNERANNO AD ESSERE RIVALUTATE PER EFFETTO DELLA CONSULTA CHE HA BOCCIATO LA RIFORMA FORNERO
La Fornero versò qualche lacrima in più! La Consulta dichiara, infatti, incostituzionale un pezzo importante della “sua riforma” (art. 24, comma 25 D.L. 201/2011) che ha bloccato per gli anni 2012 e 2013 la c.d. perequazione automatica delle pensioni (cioè l’adeguamento al costo della vita).
I trattamenti pensionistici superiori a 1.443 euro per il 2012 ed a 1.486,29 euro per il 2013 non hanno subìto, nel 2012-2013, alcuna rivalutazione. Dal 1° gennaio 2014, la rivalutazione è stata riattribuita – seppur con gradualità in funzione dell’importo – senza prevedere alcun recupero per gli anni di blocco. Ciò ha portato inevitabilmente a una perdita irrecuperabile e quindi a una riduzione del potere di acquisto (in media mille euro nel biennio).
Con lo stop imposto dalla Consulta si apre, quindi, un problema di non poco conto per la finanza pubblica.
Che cosa succederà adesso? Il Governo si dovrà adeguare, cercando le risorse necessarie. Le pensioni, nel biennio 2012-2013, dovrebbero essere rivalutate in base alla disciplina precedente: al 100% per gli importi fino a tre volte il minimo, al 90% per la parte eccedente e fino a cinque volte il minimo, al 75% per la quota superiore. I dettagli su calcoli e restituzione saranno messi a punto dall’Inps, d’intesa con il Governo. Si stima che per compensare il maltolto ai pensionati, considerato anche l’effetto trascinamento del blocco per gli anni successivi al 2012/2013, occorrerebbe una cifra che potrebbe attestarsi prossima ai dieci miliardi. I pensionati interessati dallo “sblocco” disposto dalla Consulta sono circa 5,2 milioni.
La sentenza n. 70/2015 della Consulta è stata adottata con un solo voto di maggioranza. Tra i contrari anche Giuliano Amato.