I RIMBORSI AI PENSIONATI NON SONO UN PREMIO MA UN RIMEDIO ALL’ERRORE DEL GOVERNO.
In questi giorni si va diffondendo sempre più la propaganda del gesto di quei pensionati che si dicono disposti a rinunciare al rimborso che spetta loro a seguito della sentenza della Corte costituzionale 70/2015, come Luciano Bortolus ha annunciato nel corso della trasmissione Ballarò.
Una serie di gesti individuali, che in molti vorrebbero si diffondessero. Mentre, in ogni caso, il Governo ogni giorno di più conferma di non avere la minima intenzione di rimborsare a tutti quel che spetta loro. In sostanza, si è già stabilito che per le pensioni di oltre 3 mila euro lordi al mese non vi sarà alcun rimborso.
Sotto sotto, ovviamente Padoan e Renzi, che non possono non essere dietro la regìa comunicativa della rinuncia al rimborso, spererebbero che tutti i pensionati come un sol uomo dichiarassero di non volere i rimborsi.
L’attenzione mediatica ai casi come quello del signor Luciano Bortolus non può fare a meno, però, di ricordare sinistramente l’operazione “oro alla Patria”, promossa nel 1935 dal fascismo, ai tempi dell’autarchia.
Inoltre, con l’esaltazione di chi si dice disponibile alla rinuncia al rimborso si fa passare, sotto traccia, l’idea che esso sia una sorta di lusso, o, quando va bene, una sottrazione di risorse alle generazioni giovani da parte della generazione degli anziani.
E’ un messaggio ingeneroso e in molta parte scorretto. Quei rimborsi non sono un privilegio, ma il rimedio ad un errore clamoroso del Governo Monti e del Ministro Fornero, che, non bisogna mai dimenticarlo, hanno bloccato gli adeguamenti al costo della vita delle pensioni con una norma incostituzionale.
Se i vari Bortolus ritengono di potere e dovere rinunciare al rimborso, questo non appaia come un gesto “eroico” per la Nazione. A fronte, infatti, di qualche pensionato (non sappiamo quanto influenzato da eventuale militanza partitica) che viene evidenziato all’opinione pubblica, dovrebbe essere noto che sono moltissimi tra i milioni di pensionati quelli che da sempre hanno fatto la scelta, troppe volte forzata, di non godere che di piccola parte della propria pensione e del proprio Tfr. La generazione di anziani, infatti, non è per nulla matrigna nei confronti di quelle nuove, perché i “nonni” e, comunque, i pensionati in tantissime famiglie mettono a disposizione il proprio reddito e non di rado anche la propria casa, per aiutare i figli che non trovano lavoro o che lavorano con stipendi troppo bassi, e fanno da baby sitter ed aiuto familiare, compensando il welfare per le famiglie che in Italia è, come ben noto, sostanzialmente inesistente.
Il rimborso, checché ne dica la propaganda in atto, è un diritto che è stato violato. Sarebbe interessante verificare se con altrettanto successo si attivasse la grancassa mediatica per indurre i beneficiari degli 80 euro a rinunciare a tale somma. Eppure, quel bonus non è affatto un diritto derivante da anni di lavoro, ma un’erogazione da 10 miliardi, che lo Stato ha deciso di assegnare loro lo scorso anno, con evidentissimi scopi elettorali, per altro raggiunti. E non si è trattato di una manovra di “equità fiscale”: gli 80 euro non sono andati a coloro che non raggiungono il reddito minimo per la tassazione (8000 euro), non sono andati ai disoccupati, non sono andati ai lavoratori autonomi, non sono andati ai pensionati. Ancora, una famiglia con un solo reddito di poco oltre i 28000 euro annui gli 80 euro non li ha ricevuti, mentre in un’altra famiglia con due redditi da 24.000 euro l’erogazione è andata ad entrambi i titolari del reddito.
Equità fiscale e pensionistica significa assicurare parità di trattamento. La prima tra le equità è approvare leggi rispettose della costituzione ed assicurare a tutti i titolari di un diritto la sua attuazione. Poi, se qualcuno intende rinunciare, libero di farlo. Ma, questo non può autorizzare una campagna di giustificazione del mancato saldo di un debito dovuto ad una legge incostituzionale o, peggio, di discredito di una categoria di persone, i pensionati, che in grandissima parte costituiscono il vero welfare del Paese.