DA MANAGER A POLITICA . LE DIMISSIONI DI ALESSANDRA POGGIANI DALL’AgID GENERANO DUBBI.
Per chi ancora avesse dubbi sulla circostanza che lo spoil system all’italiana significa solo politicizzazione dei dirigenti pubblici, il caso di Alessandra Poggiani è paradigmatico.
La Poggiani è stata nominata poco meno di un anno fa come direttore dell’Agenzia per l’agenda digitale, una struttura fondamentale per la modernizzazione del Paese, in quanto ad essa è demandata la delicatissima partita della banda larga e dell’estensione massima possibile dell’utilizzo dell’informatica e telematica nella PA.
Nei giorni scorsi la Poggiani si è dimessa, proprio alla vigilia di un evento molto critico per le amministrazioni pubbliche ed i loro circa 2 milioni di fornitori: l’avvio definitivo, il 31 marzo, dell’obbligo di inviare agli enti le fatture solo in formato elettronico.
Una questione delicata, che ha coinvolto l’Agenzia diretta dalla Poggiani in prima persona, non esente evidentemente da criticità e problemi e che non lascia vivere sonni del tutto tranquilli né alle imprese, né alle pubbliche amministrazioni, visto che problemi operativi di ogni genere potrebbero essere dietro l’angolo.
La Poggiani, tuttavia, non ha ritenuto di continuare ad esercitare la sua funzione proprio in un momento topico, sebbene abbia dichiarato alla stampa che per la fatturazione elettronica tutto è pronto.
Il dato saliente, però, non è tanto che l’ex direttrice dell’Agenzia abbia lasciato l’incarico, quanto la circostanza che abbia deciso di candidarsi per le elezioni regionali in Veneto, nella lista supporto alla candidata alla presidenza Alessandra Moretti.
Niente di illegittimo o scandaloso, ci mancherebbe: la Poggiani esercita il suo diritto di elettorato passivo, come potrebbe ogni cittadino italiano.
Sta di fatto, però, che una persona come la Poggiani, è stata incaricata nel ruolo di “manager” (come ripetevano lo scorso anno tutti i giornali) di una fondamentale agenzia pubblica italiana per diretta ed esplicita volontà del premier. Ma, subito, sulle pagine dei giornali molti dubitarono che il curriculum della Poggiani, laureata in scienza delle comunicazioni e superteste nell’affaire Lazio gate, fosse del tutto corrispondente alla professionalità richiesta.
Il sospetto che la vicinanza politica al partito di governo ed al premier fosse stata decisiva per la nomina era forte. Il fatto che la Poggiani lasci l’incarico di manager e spingendo la porta girevole entri direttamente in politica certo non aiuta del tutto a cancellare il dubbio sulle ragioni simmetricamente solo politiche della sua nomina. Né sopisce l’ulteriore dubbio che l’attuale riforma della dirigenza pubblica in discussione al Senato sia esattamente solo un sistema per creare un legame a doppio filo tra partiti e vertici amministrativi della pubblica amministrazione, nell’ottica di un decisivo colpo d’ala della partitocrazia.