ANNO BISESTILE PIL IN CRESCITA MA SARA’ POCO
Per fortuna il 2016 è un anno bisestile. Così potremo sicuramente contare sul dato statistico fondamentale di avere un giorno lavorativo in più e pregustare un’altra crescita inarrestabile del Pil.
Come quella del 2015. Avrebbe dovuto essere della stratosferica percentuale dello 0,9%, ma l’economia è riottosa e talvolta si fa pregare. Così l’Istat nei giorni scorsi, facendo meglio i conti, ha rilevato che nel 2015, in realtà, l’inarrestabile avanzata del Pil si sarebbe fermata allo 0,7%.
Di fronte a tale deludente risultato, già scontato quando si è pensato di irrobustire i consumi interni con 80 euro alle forze di Polizia, così da combattere il terrorismo, e 500 euro ai diciottenni da investire in cultura (mentre il museo di Castelvecchio venina razziato), c’è stato un certo scoramento.
Ma, l’Istat ha rasserenato gli animi, spiegando poco dopo: la crescita del Pil non è dello 0,7%, bensì dello 0,8! Tutto, grazie a 3 giorni lavorativi in più.
Grandi sospiri di sollievo. Insomma, gli 80 euro, il Jobs Act, i salvataggi delle banche “di area” in difficoltà a discapito degli azionisti, i generosissimi sgravi contributivi alle aziende che assumono (senza in realtà creare un posto di lavoro in più), hanno prodotto una “crescita” dell’ 0,8% del Pil. Stimando questo a circa 1.700 miliardi, la cifra assoluta della crescita è di circa 13,6 miliardi di euro.
Rapportiamolo ad una famiglia, con un reddito netto annuo di 30.000 euro: significa che in teoria quella famiglia avrebbe incrementato la propria ricchezza annua di 240 euro, cioè 0,66 euro al giorno.
All’evidenza, non si tratta di un gran che, come risultato, soprattutto visti gli annunci di rottamazione, di cambiamento di verso e di ritorno ad essere la locomotiva d’Europa.
Eppure, questi dati, di per sé non esaltanti, lasciano considerare al premier ed alla maggioranza di governo che testimoniano un fatto indiscutibile: l’Italia è ripartita
Di certo, 13,6 miliardi in più di Pil sono meglio di 13,6 miliardi in meno. Il problema è che dal 2008, da quando la crisi in Europa è scoppiata inarrestabile, di punti di Pil se ne sono persi 9. E se nonostante manovre finanziarie in deficit, tentativi a vuoto di rilanciare i consumi e prebende di diverso tipo alle imprese il passo è dello 0,8%, la partenza appare assai simile a quella della celeberrima gag di Stan Laurel e Oliver Hardy. Un continuo salutare e dire “arrivedorci” ai vicini, con la macchina che parte e fa pochissimi metri.