TRA TANTI BAR UNA SOLA LIBRERIA CHE RISCHIA DI CHIUDERE
In un paese come Altavilla Vicentina, popolato da circa 12.000 anime, vi è una sola libreria che rischia di chiudere. I bar, invece, tenendo conto delle frazioni, raggiungono la quindicina.
Cosa evinciamo? Gli altavillesi hanno bisogno di bere, non hanno bisogno di leggere. Oppure. Gli altavillesi non sanno dell’esistenza di una libreria ad Altavilla pertanto, se intendono acquistare un libro, si recano nelle librerie di Vicenza o dei centri commerciali. Oppure. Gli altavillesi preferiscono la biblioteca. Oppure. Gli altavillesi comprano libri online.Sarebbe rischioso e piuttosto arbitrario scegliere come risposta una delle ipotesi elencate. Risaputo è che l’Italia occupa uno degli ultimi posti in Europa per numero di lettori. Nel 2014 il Sole24Ore annunciava mestamente che meno di un italiano su due aveva letto uno e un solo libro nell’ultimo anno. Nello stesso periodo la Fipe (Federazione italiana pubblici uffici) sottolineava che 18 mld di euro dei 73 totali spesi dagli italiani fuori casa erano scontrini emessi nei bar. Ma aldilà delle statistiche e dei numeri, a cui per carità cerchiamo di credere, in questo caso con poca fatica, perché mai?Domanda breve ma pesante. Sia chiaro, non sto certo condannando i bar. Ne sono una frequentatrice assidua e, piccola digressione storica, furono proprio i caffè la terra fertile per la nascita dei quotidiani e per la maggiore diffusione dei libri in epoca illuminista, quindi tanto di cappello agli inventori. Quel che è difficile da spiegarsi è perché un’attività che di per sé all’interno del paese Altavilla non ha fisicamente concorrenza, non raccolga una clientela che ne motivi l’esistenza. Teniamo conto del fatto che oltre a vendere libri (sottolineiamo che la libreria vende mentre la biblioteca presta) organizza incontri, serate e corsi. È in una brutta posizione, nascosta e un po’ isolata, io stessa mi sono accorta della sua presenza pochi mesi fa. Concordano su questo punto quasi tutte le persone con cui ho discusso della libreria. Parlando con la proprietaria, tuttavia, un’altra possibile motivazione è emersa: le persone cercano ciò di cui hanno bisogno.Non abbiamo bisogno di una libreria sotto casa. Oppure. Non ci è mai venuto in mente di cercarla. Oppure. Non avendone mai sentito parlare abbiamo dato per scontata la sua inesistenza. Personalmente faccio parte dell’ultimo gruppo. Ma quando la prima volta sono entrata, per caso e curiosità, che delizia, che calore.C’era un grande tavolo sommerso da libri che attendevano di essere riordinati. Dei divani sulla destra, di fianco un pianoforte e dei calici ben allineati in una teca dietro il bancone. Mi sono avvicinata al tavolo in confusione. Occhi illuminati, mani in azione. Un libro sulle rune, un’amica me ne aveva da poco regalata una. Il testo di un’autrice che aveva segnato un mio compleanno. Alcuni libri storici che a mio padre sarebbero piaciuti. Una sfilza di Gialli Mondadori, passione d’infanzia. Una voce soave, quella della proprietaria, a guidare le scelte e interpretare le richieste, tacite o dette. E il profumo di fiori, legno e pagine.Quella stanza mi aveva subito fatto capire una cosa: entra, potresti trovare ciò di cui hai bisogno.