LUCI E COLORI DELLA LESSINIA NEI FUOCHI DEL SOLSTIZIO D’ESTATE
C’era un tempo in cui la notte del 23 Giugno si raccoglievano le erbe benefiche al pallore lunare. Con un panno bianco disteso sull’erba si cercava di intrappolare la prima rugiada del mattino, potente elisir di bellezza da aggiungere al bagno delle giovani donne, e, se si era fortunati, camminando per i boschi forse qualcuno avrebbe potuto veder fiorire una pianta di felce. Si credeva che l’iperico potesse essere un potente amuleto di protezione e la cosa non sembrava più assurda che il credere a qualunque miracolo della cristianità. Oggi parte di queste credenze si è persa, smarrita lungo il tortuoso cammino che ci ha allontanati dal vivere in armonia coi cicli della natura. Sotto la cenere dei roghi medievali delle streghe, sopravvive la brace di quegli antichi riti, che si possono ancora riscoprire, abilmente camuffati, nella liturgia cristiana. Ci sono luoghi, però, dove il tempo sembra essersi fermato. Posti, come la Lessinia, che hanno un sapore antico, dove si parla una lingua misteriosa che è la stessa del medioevo (il cimbro), dove la natura esercita un richiamo ancora troppo forte. A Giazza il solstizio di estate si saluta con la festa del fuoco. Strane creature coi cappelli a punta si aggirano per le strade del paese. Fate, elfi e spiritelli spaventano dispettosamente i bambini, ed il terribile basilisco gli lecca la fronte mentre stanno dormendo. La festa di queste creature del buio, nella notte più breve dell’anno, viene fermata dalla luce del fuoco. I tredici comuni della Lessinia centrale, nella provincia di Verona, accendono i falò in un’esplosione di luce e colore ed allontanano le tenebre. Sotto la benevola protezione del “Cimbro dormiente”, la montagna dal profilo umano che sovrasta Giazza, ognuno si stringe alla persona che ha vicino e si danza attorno alle fiamme. Per chi volesse ostinarsi a non credere negli orchi e nelle fate, nelle streghe e nelle divinità silvane, o peggio, per chi ne avesse paura, vale ancora quanto detto dallo spiritello Puck in “sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare : < Se le nostre ombre vi hanno recato offesa, fate conto che queste visioni vi abbiano colti di sorpresa, così, mentre eravate in preda al sonno… >
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