IGNORANTIA DOCET. IL DILETTANTE SALE IN CATTEDRA.
Si chiamano “ignoranti istruiti”: una categoria fatta di uomini tanto beati di se quanto privi di assennato raziocinio.
In un mondo di esperti, infatti, nessuno s’intende più di nulla. Tutti a dissodare il proprio minuscolo campo di sapere e d’azione, nessuno a sbirciare cosa accade in quello del vicino, meno che mai del lontano, dell’estraneo, dell’altro. La curiosità generalizzata è stata soppiantata dall’ipercompetenza, il gusto di comprendere ha ceduto il posto a uno specialismo tenace e accigliato.
Gianfranco Marrone offre uno spaccato in cui riflettere diventa un’operazione indispensabile per capire “il nuovo” e anche cautelarsi per non essere contagiati da una forma di decrescita dell’intelligenza.
L’ignorante istruito è una figura che s’ incarna nell’esercizio di un sapere che seppur minoritario, non è per questo meno efficace: quello della semiotica come continua analisi della produzione culturale di segni e di significati, dei dispositivi antropologici per la comprensione.
Il semiologo, fiutando dovunque e comunque l’apparizione del senso in tutte le sue forme e sostanze, è sempre al lavoro: in ogni circostanza e situazione trova spunti d’interesse, significati, forme inedite di comunicazione. Non ne può fare a meno, semmai ne approfitta. Sembra un esordiente, e ne fa un mestiere.