Cantautori come poeti. A scuola non solo testi ma anche musica
Umberto Eco, in risposta ai giudizi di alcuni presuntuosi critici letterari, ha definito provocatoriamente Charles Monroe Shulz, autore dei Peanuts, un poeta. Se poesia è capacità di emozionare, di trasmettere passioni e tenerezza e di coinvolgere il lettore in una partecipazione emotiva rispetto alle cose del mondo, ha detto Eco, quella di Shulz è certamente poesia. Di recente il Ministro della cultura Dario Franceschini ha annunciato, in occasione del terzo anniversario della morte di Lucio Dalla, di voler concretizzare l’idea, da parecchio tempo discussa, di introdurre l’insegnamento dei testi dei cantautori nelle scuole.Nonostante Gian Luigi Beccaria, diversi anni fa, avesse affermato che “De Andrè non è Montale”, occorre considerare che la poesia, al pari di ogni espressione artistica, cambia con l’evolversi dei tempi, e che quindi un parallelismo simile non solo appare paradossale, ma anche cronologicamente impossibile.Nel valutare la peculiarità dell’opera dei cantautori, che per definizione fanno musica prima che letteratura, non dovremmo perdere di vista che i primi cantautori della storia coincidono proprio con i primi poeti, si pensi agli aedi dell’antica Grecia. E’ anche vero però, come continua Beccaria, che le parole di De Andrè “sono riscattate e trasfigurate dalla voce che le canta”. Effettivamente se già le canzoni di alcuni autori perdono intensità se interpretate da altri, il loro significato si smarrirebbe ancora di più se private della musica. Potrebbe quindi essere più opportuno portare le opere dei cantautori tra i banchi di scuola non attraverso le antologie, ma attraverso le radio. Sarebbe tempo che venissero finalmente riscattate le ore di istruzione musicale, che l’uso dei flauti di plastica ha più che altro configurato come ore di distruzione musicale, facendo avvicinare i più giovani, figli di generazioni altrettanto giovani, ad autori ormai per loro troppo lontani.La poesia dei cantautori non ha bisogno di parafrasi, può essere apprezzata anche senza essere compresa, e si divulga più facilmente.La lingua si piega alle esigenze della musica, inventandosi talvolta come in “Creuza de ma”, o ricorrendo alle onomatopee in un modo che solo la melodia rende possibile. E’ senz’altro poesia la possibilità che abbiamo di sentirci Bocca di Rosa senza provare vergogna, di aspettare la felicità alla fermata di un treno che passerà di corsa, o di applaudire meravigliati il volo della donna cannone. Parafrasando, se poesia è guardare il mondo come se vi passasse attraverso una luce e non sapessimo più di che pasta siano fatte le cose, allora i cantautori sono poeti.