SICUREZZA A RISCHIO E TANTA PAURA
A Parigi è avvenuta una vera e propria operazione di guerra, è inutile nasconderselo. L’attentato a Charly Hebdo appare, a questo punto, purtroppo come una pura e semplice operazione preparatoria agli attacchi che hanno insanguinato la capitale francese, evidentemente da mesi e mesi oggetto di osservazioni, studi e piani, senza che servizi segreti e forze dell’ordine potessero evitare quanto avvenuto.
Particolarmente impressionanti, nello sgomento in cui gettano tutti gli attentati, le sparatorie nei ristoranti e per strada e quella al teatro Bataclan: gli attentatori, anzi i guerrieri, hanno preso di mira ed ucciso uno a uno i civili al grido di Allah è grande, senza alcuna pietà, con un massacro voluto, chirurgico, spietato.
Nessuna sicurezza nei pressi dello Stade de France, nessuna in un teatro pubblico, nessuna per le strade e nei ristoranti.
A Parigi esiste un vero e proprio esercito organizzato, che agisce con strategie e tattiche precise, coordinate e, fin qui, nell’ombra.
La guerra che c’è stata ancora pochi mesi fa in Libia e quella in atto in Siria si è ormai spostata anche nel cuore dell’Europa. E segna un punto d’arrivo inimmaginabile o, forse, non valutato con piena consapevolezza. Il terrore non è frutto di attentati eclatanti, come quello tragico alle torri gemelle o alla metropolitana di Madrid, ma isolati.
A Parigi non sono stati presi di mira, salvo i dintorni dello stadio nel quale si giocava l’amichevole Francia-Germania, luoghi simbolici, ma di ogni giorno: un teatro, le strade, brasserie, ristoranti.
Il messaggio dell’esercito islamico è chiarissimo: nessun luogo è potenzialmente sicuro. Questo è il nuovo livello di allarme, che infatti in Francia è scattato.
E’ stata una sorta di guerriglia, con molti gruppi di fuoco sparsi. Attentati fatti in un “non luogo”; non un museo, non una metropolitana, non una sede di raccolta di persone (tranne il teatro Bataclan).
Per questo il livello della tensione sale alle stelle. Anche perché il dubbio che cellule o vere e proprie brigate operative possano essere operative nel resto d’Europa, sebbene risulti evidente che la Francia è un Paese a enorme rischio, proprio per la quantità di islamici, per altro di cittadinanza francese.
Alla vigilia di un evento come il Giubileo, i fatti di Parigi non possono che inquietare. E’ auspicabile che l’Italia sia pronta a gestire il rischio, sebbene non sia dato sapere come, ed è un bene che i piani restino segreti.
La consapevolezza nuova è che il rischio esiste davvero e non è da considerare circoscritto alla sola Città del Vaticano, al colonnato del Bernini o ai Musei.