LA TRAGEDIA DEI MIGRANTI TRA COMMOZIONE E OPPORTUNITA’.
E’ bastata l’immagine di un bambino morto sulla spiaggia per determinare un diverso atteggiamento in alcuni capi di governo europei. Dalla chiusura ai profughi all’accoglienza. L’Europa si deve muovere e non commuovere aveva sottolineato il nostro premier Matteo Renzi. E devo dire che non è poi una frase banale, ha una sua logica che va al di la dell’assonanza tra le parole muove e commuove. Un capo di governo deve far prevalere l’azione politica e non la commozione . Che al problema dei migranti l’Europa sia chiamata a dare una risposta politica è già stato ribadito più volte ma è mancata e continua a mancare una azione comune. Si è guardato più alla difesa del proprio orticello chiudendosi in una forma di egoismo e le posizioni tra i vari stati membri si sono differenziate. Anche in Italia , dove continuano ad approdare barconi di migranti, i sentimenti sono contraddittori. C’è chi affronta il problema dal punto di vista umano , chi invece lo considera un elemento di fastidio e chi ancora lo considera un business. A Salvini non sembra vero poter cavalcare l’onda e puntare il dito contro il governo e l’Europa, c’è chi continua a ricordare che anche noi siamo stati un popolo di migranti ,chi ribadisce che il problema è europeo, e c’è Renzi che non va al di la di una espressione da 140 battute. Vuole il diritto di asilo europeo, gioca sulle parole muovere e commuovere, ma non riesce ad essere incisivo sulla politica europea che continua ad essere pilotata dal fronte franco – tedesco. Ma se il governo italiano non è riuscito a spostare l’emergenza sul tavolo europeo, un’ immagine avrebbe sciolto la durezza tedesca e avrebbe rimosso l’intransigenza inglese. Si tratta di vera commozione? O forse gli episodi ungheresi hanno creato nuove preoccupazioni? E’ commozione o forse qualcuno ha capito che anche all’interno dei vari stati la competizione elettorale passa attraverso un senso di umanità che sembra prevalere sull’egoismo. Ancora una volta i politici sembrano cogliere solo il senso della propria opportunità. L’Europa per esistere deve costruire una propria identità culturale e politica. Non si può essere grandi senza una progettualità esistenziale che riguardi l’intera umanità.