GRANDE IMPRESA DI VINCI E PENNETTA, MA NON SONO ESPRESSIONE DELLA RIPRESA ITALIANA.
Grandissime Vinci e Pennetta, giusto celebrare l’exploit delle due tenniste, ma asteniamoci dal narrare la loro impresa sportiva come metafora dell’ “Italia che riparte”.
Non molti sanno che Flavia Pennetta, dal punto di vista tennistico di italiano ha ben poco. Si è formata in Spagna, il suo coach è spagnolo e quando esulta urla “vamos”, come Nadal e gli altri iberici.
Per quanto gli exploit di Vinci e Pennetta negli Usa non siano affatto un caso e molto meritati, non costituiscono per nulla un “segnale” dal lato dello sport della presunta rinascita italiana.
La dimostrazione? Il tennis, specie in Italia, è rimasto sport elitario, privo di un vero “movimento” alle spalle, come dimostra il vuoto assoluto dietro le campionesse di oggi. Non può essere il tennis, dunque, la misura dello stato di salute dello sport italiano. Lo sono, come è ovvio, sport molto più diffusi e alla portata di tutti, anche economicamente, oltre che infinitamente più popolari, come il calcio o l’atletica leggera.
Qui tocchiamo tasti dolentissimi. Lo spettacolo fornito, ad esempio, dall’ItaliIia del football alle qualificazioni europee è da dimenticare. Mentre ai mondiali di atletica leggera da poco conclusi, semplicemente l’Italia è stata un disastro. E, infatti, non risulta che il premier, sempre a caccia di consensi populistici, abbia twittato sull’argomento.
Benissimo che Pennetta e Vinci abbiano tenuto alto il valore sportivo e l’orgoglio italiani. Ma è giusto sottolineare che i loro sono meriti esclusivamente individuali, frutti di talento e sacrifici solo loro. E che il movimento sportivo italiano con le loro vittorie non c’entra niente, così come non rappresenta in alcun modo il simbolo di un’Italia che, lungi dall’aver superato la crisi, resta anche nello sport un’italietta.