C’E’ IL DOLORE E C’E’ LA PAURA. A VENEZIA L’ADDIO A VALERIA.
Piango una ragazza vittima del terrorismo, una ragazza strappata alla vita in una sera come tante, nel corso di un concerto come tanti.Piango tutte le vittime di una follia assassina che ha spinto in un vortice di paura intere città. In piazza San Marco a Venezia è stata la celebrazione di un dolore e di una paura collettiva , una folla di persone che si è stretta commossa attorno al feretro della nostra connazionale. Un dolore a cui certamente ha partecipato tutta la nazione come ha testimoniato la presenza del presidente della repubblica. Una celebrazione che pur nel dolore ha avuto i toni solenni di una diffusione mediatica. Un funerale celebrato in piazza davanti alla chiesa ma non dentro la chiesa. Una manifestazione aperta a tutti anche agli esponenti di quell’ Islam che non è quello invocato dai terroristi. Una piazza dove i genitori di Valeria sono andati oltre il dolore invocando una dignità celebrata dai media come una lezione esemplare. Non so quale possa essere la dignità del dolore, io capisco lo strazio di un padre ,di una madre a cui viene strappata una figlia in un modo cosi terribile. Una morte assurda senza senso che difficilmente potrà approdare alla rassegnazione. Una donna di 28 anni piena di vita, impegnata nel sociale, alla ricerca di un proprio futuro. Una giovane come tante , che si vuole celebrare adesso come un simbolo generazionale, costretta ad andare via per cercare una affermazione professionale ,difficile da trovare in Italia. Non è un’eroina ma una vittima la cui morte ci commuove nel profondo. Il dolore va vissuto dentro e non ha bisogno di rappresentazioni mediatiche, durerà sempre nell’anima, anche quando le luci dei riflettori si spegneranno.