CANZONATO A SUON DI CANZONETTE.RENZI ACCOLTO AL G7 CON LE NOTE DI AZZURRO.
Proviamo ad immaginare la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che accolta in Italia per una manifestazione economica come il G7, ascolta sorridendo e divertita al posto dell’austero inno tedesco (Deutchland uber alles) una canzoncina simbolo dello stereotipo del tedesco bavarese, in salopette di cuoio a frange, di quelle che si strepitano all’oktoberfest.
No, meglio non immaginarlo proprio. Per una simile accoglienza, la Germania sarebbe capace di scatenare mercati internazionali, Bce, Bundesbank e quant’altro, per lavare l’affronto della sostituzione del proprio inno con quello di una canzonetta popolare.
Ma, non sarebbe solo la Germania a risentirsi vigorosamente per un simile modo di tenere i rapporti diplomatici. Chi sognerebbe mai di accogliere il presidente Usa sceso dall’Air Force 1, oppure il premier inglese, con una canzonetta?
Eppure, ciò che è inimmaginabile per qualsiasi grande Nazione dell’orbe terracqueo, per l’Italia è possibile ed avviene.
E così, al G7 al nostro premier invece dell’inno di Mameli è stato riservato “Azzurro”. Per carità, piacevolissima canzone il cui autore è il grande Paolo Conte. Tuttavia, suonarla al posto dell’inno nazionale nell’ambito di un incontro ufficiale internazionale potrà essere sembrato simpatico a chi ha avuto l’idea, ma certamente non leva il velo di irrispettoso. Soprattutto, perché simile simpaticoneria non è stata estesa appunto alle altre grandi Nazioni.
D’altra parte, se è l’Italia per prima a farsi beffe del proprio inno, non c’è molto da stupirsi. L’esempio l’abbiamo dato noi, all’inaugurazione dell’Expo, con la scellerata sostituzione di parola della strofa “siam pronti alla morte” in “siam pronti alla vita”, stravolgendo totalmente il significato storico dell’inno e la stessa biografia del suo autore.
Insomma, in occasione dell’Expo abbiamo davvero “cambiato verso”, quello dell’inno. Dimostrando di non avere un particolare amor proprio per un simbolo, magari retorico, se si vuole forse eccessivamente nazionalista, non particolarmente austero, ma che è pur sempre un elemento della Nazione.
Non c’è, allora, da stupirsi se in altre occasioni ci propinino direttamente qualcosa di diverso: ed è già andata bene che non si sia presentata una banda canora, che suonava mandolini con i componenti vestiti da siciliani mafiosi coi baffoni e la lupara sulle spalle.
Lo scandalo di Mafia capitale avrebbe potuto dare l’estro all’ideatore della coreografia. Sarà per la prossima volta.