AUTORIZZATA E INOPPORTUNA L’ASSEMBLEA DEI LAVORATORI DEL COLOSSEO
Vedere i cancelli dei principali siti archeologici di Roma chiusi in attesa che si concluda l’assemblea sindacale non è stato sicuramente un bello spettacolo.
Tuttavia, non si può non evidenziare che rispetto ad un problema reale, quello delle relazioni sindacali, il tutto sia sembrato un casus belli creato ad arte, allo scopo di apportare un attacco definitivo alle prerogative sindacali. Pur nell’evidente imprudenza ed inopportunità del modo col quale si è tenuta l’assemblea.
Intanto, occorre ricordare i fatti. Di assemblea si è trattato e non di sciopero. Tutti i commenti sullo “sciopero selvaggio” sono stati assolutamente fuori luogo, perché sbagliati e non sorretti dalla verità dei fatti, destando la forte impressione appunto di un’architettura ben programmata, allo scopo di indignare oltre misura i cittadini e fomentare il consenso facile contro i sindacati “che frenano l’Italia”.
Sempre per restare alla realtà dei fatti, l’assemblea era stata indetta nel rispetto di tempi e delle procedure e regolarmente autorizzata dal Sovrintendente. Inoltre, ne era stata data anche comunicazione ai media.
Ancora, non risulta per nulla vero che la chiusura del Colosseo (ma, meglio dire la posticipazione dell’apertura) possa avvenire solo in Italia. Tutti i media in questi giorni ricordano la chiusura della Tour Eiffel per tre giorni avvenuta lo scorso maggio, per un vero e proprio sciopero degli addetti contro i pericoli dati dalla presenza dei borseggiatori. Uno sciopero del quale non venne dato alcun preannuncio. Altro paragone: la National Gallery di Londra, afflitta da un mese e mezzo di astensioni, che non ne hanno determinato la chiusura, ma l’accesso ad un numero molto limitato delle sale.
Insomma, anche all’estero, sempre chiamato a paragone dal provincialismo nostrano, le tensioni nei rapporti sindacali possono coinvolgere i beni culturali.
La reazione, dunque, dell’immediata proposizione del decreto legge per inserire i servizi culturali tra quelli dichiarati “essenziali” ai fini delle restrizioni alle modalità di effettuare scioperi appaiono frutto di propaganda. Infatti, già da molti anni i servizi dei beni culturali sono qualificati come “essenziali”: basta leggere l’articolo 1, comma 2, lettera a), della legge 146/1990 per rendersene conto.
E’ il caso, allora, di abbandonare la propaganda ed affrontare le questioni vere. Che, nel caso della gestione di musei e siti archeologici in Italia sono davvero delicate. A differenza della citata National Gallery dove l’accesso limitato alle sale è un’eccezione dovuta a contestazioni dei lavoratori, nel bel Paese è praticamente impossibile visitare i musei pienamente, perché moltissime sale sono quasi sempre chiuse e non per ragioni sindacali. E’ un assurdo, poi, ad esempio che un sito come le cappelle medicee a Firenze chiuda i battenti ai turisti alle 17; come inaccettabile è la restrizione delle aree visitabili di Pompei, ma soprattutto inaccettabili sono le condizioni complessive del sito.
Il Ministro Franceschini è stato abilissimo a distogliere l’attenzione su questi problemi atavici e concentrare il fuoco sulle prerogative sindacali, per altro guardandosi bene dall’affrontare il merito della questione, connessa, come sempre, al mancato pagamento delle spettanze ai lavoratori.
Fatta giustizia della realtà dei fatti, è comunque innegabile l’inopportunità dell’iniziativa, per quanto legittima e sostenuta da ragioni sindacali comprensibili. L’assemblea, proprio perché non è uno sciopero, arma difensiva e di pressione, in servizi come quelli dei beni culturali può e deve essere tenuta se non oltre l’orario di lavoro, in modo da evitare la chiusura dei siti. Sarebbe semplice: basterebbe tenerla per “moduli”, con accessi contingentati del personale interessato, lasciando funzionare i servizi.
Se è vero che l’assemblea è stata autorizzata e tenuta nel pieno rispetto della legge, è anche vero che chi l’ha autorizzata e gli stessi sindacati hanno mancato l’occasione preziosa di dimostrare che è possibile conciliare i diritti con l’efficienza.